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venerdì 29 agosto 2008

Veltroni di fatto e' sfiduciato dai suoi ed il suo "defenestramento" e' prossimo.

La sinistra italiana è inesistente. Quella radicale è stata "scacciata" dal Parlamento dagli elettori, il Partito Democratico esiste soltanto "formalmente". Parisi, un paio di mesi fa’, invitò Veltroni a dimettersi, questi giorni ha rincarato la dose: "Veltroni porterà gli elettori alla depressione. Il tempo del "ma anche" è scaduto. Ogni giorno che passa cresce il bisogno di quella ripartenza annunciata e da troppo tempo rinviata...". Quello che è più grave è che nel Pd "tutti sono contro tutti". Dal Piemonte alla Sicilia, dalla Campania al Trentino, dalla Liguria alla Sardegna. Enrico Letta non va alla "festa" di Firenze per organizzare un congresso a Trento per i "bipartisan" under 45. D’Alema è impegnato con il suo movimento "Red". Rosy Bindi fustiga continuamente Walter. Persino a Roma, l’ex assessore di Veltroni, Morassut, è ostacolano ferocemente a diventare segretario del Pd del Lazio dai rutelliani e diessini. Poi ci sono le lotte intestine per la successione al sindaco di Firenze e di Bologna. A novembre ci saranno le elezioni in Abruzzo per sostituire il Governatore dimissionario. Di Pietro pensa di allearsi con Rifondazione Comunista, non con il Pd. Persino Travaglio dell’Unità è contro Veltroni. Bersani non ne può più di Walter. Ma Tonini, vice di Veltroni, giura che nel Pd non ci sono "correnti". La verità è che Walter di fatto è "sfiduciato" da tutti. Infatti, per evitare il definitivo "defenestramento", Veltroni si ostina a non organizzare il congresso. La nascita del Pd non ha risolto i problemi della sinistra. Si era accorta che con Prodi non andava da nessuna parte. Romano era un "nessuno": senza partito e senza carisma. Era un pacioso parroco di campagna, ma inetto. Per salvarsi la sinistra avrebbe dovuto sostituirlo con una personalità forte, capace d’imporsi. Un capo carismatico che sapesse tenere le redini con mani saldissime. Invece ha scelto Veltroni, l’uomo del "pacatamente e serenamente" e del "ma anche". Walter a vent’anni era funzionario del Pci. È stato fanaticamente comunista da deferire alla "Corte marziale" del Pci alcuni compagni colpevoli di aver usato bandiere con aste di dimensioni non omologate. Crollato il Muro di Berlino dice: "Non sono mai stato comunista". Giura che i suoi maestri di pensiero erano Kennedy, Don Milani, Gandhi..."ma anche". Questa sua attitudine da camaleonte l’ha portato a diventare direttore dell'Unità e poi segretario del Pds. Poi diventa sindaco di Roma, e lascia buche nelle strade e buchi finanziari nell’amministrazione ed infine…segretario del Pd. Una carriera luminosa! Il "Veltroni pensiero" è stato pubblicato recentemente su "La Repubblica". 1) Viviamo in una società che non ha più memoria (lui non ne ha affatto!). 2) La politica del Pd si fonda su valori "alternativi" (quali?) e dice che sarà evidente la differenza tra il Pd e il resto del mondo (si vede eccome!). 3) La società italiana, anche in ragione della sua drammatica crisi sociale e civile, si accorgerà presto che non si può vivere e crescere senza una visione e un'idea "forte". Dopo vent’anni di "pensiero debole", dei filosofi/scrittori Eco e Vattimo, ora siamo al pensiero forte. Una nuova svolta di Veltroni sempre "pacatamente e serenamente". Le idee forti di Walter sono quelle degli ideologi Eugenio Scalfari e Nanni Moretti che parlano "della perdita dello spirito pubblico di una nazione...”. La sinistra ancora non si è resa conto che gli italiani non sono degli imbecilli. Da oltre quarant'anni sono martellati dalle sue ideologie vuote ed inconcludenti e adesso sono stanchi, ora vogliono i fatti, come li sta facendo l’attuale governo Berlusconi. Il momento congiunturale globale è tra i peggiori e tutti ne sono coscienti. Si è capito che bisogna cambiare il modo di spendere. I dati sui consumi sono chiari (vale anche per l’Australia). Non è solo in flessione i generi di prima necessità, ma, soprattutto, quelli superflui, cioè quelli che fino a ieri erano considerati indispensabili. Tremonti aveva previsto che sarebbe arrivata la fine della "fiaba" della "civiltà dei consumi" dello spreco irresponsabile. Per fortuna di fronte a questa gravissima situazione ci sono segnali positivi di reazione. E lo testimonia il grande consenso che trova (anche all’estero) la politica del governo Berlusconi. La maggioranza della popolazione apprezza come si sta affrontando i problemi. L’impiego dell'esercito per la sicurezza non risolve tutti i problemi, ma affronta l’emergenza. Il governo non aspetta che i problemi si risolvano da soli, come faceva il governo Prodi. La manovra economica triennale serve per contrastare una congiuntura mondiale difficile. Si possono criticare le decisioni e fare proposte, ma intanto è importante avere fissato un punto fisso. Così sono gli interventi sulla burocrazia, sulla scuola, l'impegno a risolvere definitivamente il problema della spazzatura, gli interventi per le infrastrutture, le grandi opere, la giustizia, l’Alitalia ed il federalismo fiscale. Si tratta di affrontare una situazione veramente difficile per contrastare le condizioni internazionali piuttosto gravi. Poi, inutile nasconderlo, l’Italia ha perso la voglia di competere ed è poco flessibile ai drastici cambiamenti che la globalizzazione e la forte immigrazione porta con sé. Se vuole evitare il declino dovrà risvegliare lo spirito di competizione degli anni ’60. Deve smetterla di confidare sulla fortuna che sempre l’ha aiutata. Deve diventare un Paese con più senso civico per formare lo spirito pubblico degli italiani. La politica deve essere competizione: il governo governi e l’opposizione lo frusti con critiche forti ma oneste per il benessere di tutti. Se Veltroni vuol salvarsi e "salvare l’Italia", come è scritto nel pullman con cui gira l’Italia, deve creare una sinistra democratica fortemente responsabile per essere credibile ed utile al Paese. Lasci l’insulso antiberlusconismo a Di Pietro che sparirà come i suoi amici della sinistra radicale.