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giovedì 5 marzo 2009

La fuga di Veltroni e lo "spettacolino" di Franceschini. Addio Partito Democratico!

Sydney, 27 febbraio 2009
A Carnevale ogni scherzo vale. Lo “scherzetto” di Veltroni e’ stato di scappare all’improvviso a gambe levate. Nessuno sa le motivazioni. Dario Franceschini ha “scherzato” entrando in scena cinematograficamente alla “Veltroni” con lo “spettacolino” del giuramento sulla Costituzione. Su quale testo a giurato? Su quello originale oppure su quello cambiato dalla sinistra con quattro voti di maggioranza compreso il suo? Per il Pd si tratta sempre e solo di un problema d’immagine e di tattiche. Infatti l’intenzione di Franceschini e’ di ricostituire l’armata Brancaleone con i partitini della sinistra radicale cacciati dal Parlamento dagli elettori. Soltanto il 45% (su tremila) dei delegati aventi diritto e’ intervenuto per nominare Franceschini ex Dc, ex Ppi ed ex Margherita, ora a capo anche degli ex Pci, Pds e Ds (sai come saranno felici!). Il nuovo segretario Pd ha già annunciato la sua squadra. Ha lasciato pero’ fuori i personaggi piu’ validi che li considera di “rottura” (di scatole?). Come Matteo Renzi (ex Margherita), giovane rampante (34 anni e tre figli) presidente della provincia di Firenze da cinque anni. Vincitore delle recenti primarie per la candidatura a sindaco del capoluogo toscano per il Pd, apparso due volte sulla copertina della rivista americana Time che lo considera l’Obama italiano. Renzi e’ stato molto esplicito: “Sabato è stata un'occasione persa. Non avrei votato Dario: se Veltroni è stato un disastro, non si elegge il “vicedisastro” per gestire la transizione. In questi anni Franceschini è stato una delusione, percepito come il guardiano di Quarta Fase, l'associazione degli ex popolari: basta con questa storia degli ex. Sono pronto a collaborare con lui, ma è fondamentale che cambi praticamente tutto rispetto agli ultimi mesi”. Un altro e’ il Sindaco di Venezia, il filosofo Massimo Cacciari, per aver dichiarato: “Che Dio accolga coloro che vogliono perdere. La soluzione Franceschini e’ la peggiore. L'unica soluzione era il congresso. Ma così hanno deciso... pace all'anima loro. Certo che un partito chiamato a decidere tra Franceschini e Parisi il leader rasenta il ridicolo”. Veltroni, Franceschini, D’Alema, Rutelli, Fassino, Parisi, Bersani, Rosy Bindi ed altri sono i “simboli” di una classe dirigente incapace, inconcludente e, anche, pericolosa. Hanno grandi responsabilità verso il loro partito ma anche verso la democrazia italiana: per l’odio che hanno seminato avvelenando il clima politico accusando Berlusconi di ogni nefandezza. Non li hanno mai sfiorati, e questo e’ la prova della pochezza di questi personaggi, che Silvio Berlusconi continua a vincere perché e’ in sintonia con il Paese. Perché riesce ha comprende il “sentire comune” della gente. Perché e’ cento miglia avanti rispetto ad ogni altro politico: avversari e gli stessi alleati. Sa anticipare il futuro senza mai fughe azzardate avanti. Le dimissioni di Veltroni da segretario del Pd significano la fine dei postcomunisti. Il partito si dissolverà per la guerra di tutti contro tutti al suo interno: non vanno d’accordo in niente, e’ una ”anarchia politica”. Veltroni porta la responsabilità di questo. Se fosse rimasto con l’idea originale di far nascere un vero bipolarismo italiano, non avrebbe dovuto accettare Di Pietro nella sua alleanza politica. Il centrosinistra ed il centrodestra dovevano legittimarsi vicendevolmente per una via bipolare europea. Veltroni ha scelto la via dell'opposizione ideologica e dell’insulto, invece di quella ferma ma costruttiva. La cultura postcomunista e’ rimasta quella dei rivoluzionari capaci di alimentare una guerra civile nella politica italiana. Veltroni ha scelto la fuga, ha abbandonato il suo partito e i suoi elettori. Da direttore dell’Unità tentò di rilanciare il giornale con la vendita delle figurine Panini. Nel’89 ebbe la spudoratezza di dire che “non era mai stato comunista”. Fu vicepresidente del primo governo Prodi (1996-1998), quello dei sacrifici di “sinistra” per l’euro. Uscito di scena Prodi (ottobre 1998), D’Alema divenne primo ministro e lui andò a fare il segretario dei Ds. Dopo il fallimento di D’Alema, e mentre si avvicinavano le elezioni politiche del 2001, con la prevista vittoria di Berlusconi, il “valoroso condottiero”, ancora una volta, se la diede a gambe. Anziché affrontare l’avversario da segretario del principale partito del centrosinistra, cercò un posticino come sindaco di Roma. E qui si realizzò un altro scambio: questa volta con Rutelli a prendere le “bastonate” da Berlusconi durante l’elezioni politiche e lui al posto del “bamboccione” (così Prodi definì Rutelli) alla guida della capitale. Veltroni da sindaco di Roma divenne famoso più che altro per le notti bianche, le feste del cinema e le buche nelle strade lasciando un debito miliardario. La carriera di Sindaco s’interruppe con la chiamata (primavera 2007) del nascente Partito Democratico: la credibilità del centrosinistra stava andando a “rotoli” ed i principali azionisti (Ds e Margherita) avevano perciò deciso di cambiare nome alla ditta. Una bella fusione (il Partito Democratico) da consegnare ad un “nuovo e giovane” leader. Veltroni fu scelto proprio in virtù della sua “estraneità” al confuso programma di 281 pagine che aveva riportato Prodi al governo nel 2006. Il suo arrivo alla guida del Pd era dunque un segnale di rottura: il “nuovo” (fa ridere, ma e così) con il quale ci si preparava a “licenziare” il bofonchiante Prodi. La chiamata alla guida del Pd ebbe una preparazione mediatica straordinaria: non si eleggeva un “segretario", ma un “salvatore”. Ed il “messia” apparve il 14 ottobre 2007 con le “primarie farsa" (volutamente non c’erano veri competitori) indette per la sua “incoronazione”. Di lì a poco la situazione prese a precipitare, la maggioranza che sosteneva Prodi si incrinò sempre più fino al “patratac” del gennaio 2008. Nel frattempo si preparava un altro scambio. Rutelli voleva riprendersi la poltrona di Sindaco, che l’aveva già occupata per due mandati (1993 – 2001) ed era pronto a lasciare la vice presidenza del Consiglio dei ministri. Il resto è storia recentissima. La scelta di rompere con la sinistra radicale sfidando Berlusconi era una battaglia persa in partenza. L’illusione che il Pd fosse un partito “maggioritario”. La perdita del comune di Roma. L’incapacità di svolgere un minimo di opposizione. L’autobus “salva l’Italia” abbandonato in strada. Fallita la raccolta di cinque milioni di firme contro Berlusconi. Il “patetico” governo ombra (subito cancellato da Franceschini). La crisi di credibilità, per l’emersione della corruzione in molte amministrazioni di centrosinistra, ha portato alla perdita della presunta “supremazia morale”. Le sonanti sconfitte elettorali in Abruzzo ed in Sardegna. Nel bel mezzo, la folkloristica “scampagnata” romana di ottobre 2008 al Circo Massimo. E’ tutto da ridere. Una carriera del genere e’ più che sufficiente a diventare un “esempio”: di come non si deve dirigere un partito. Certo, sarebbe ingiusto addossare a Veltroni responsabilità che appartengono ad un’intera classe politica. Ma sarebbe altrettanto ingiusto non addebitare a Walter Veltroni la fine del Pd a cui il becchino Franceschini sta preparando il funerale.

Fine dell'esperimento: Walter, Non se po fa! I "ciarlatani" si affollano ai microfoni della radio e Tv.

Sydney, 20 febbraio 2009
La settimana scorsa concludevo il mio articolo scrivendo che: “D’Alema, Bersani, Parisi e molti altri del Pd hanno preso atto che l’operazione del Partito democratico è fallita, non ha unito la sinistra e non ha preso voti a destra ed e’ giunta l’ora di girare pagina ed hanno, di fatto, accantonato Veltroni, ma lui ancora non se ne e’ accorto”. Dopo la sonora sconfitta (l’ennesima) alle regionali della Sardegna, finalmente Walter se ne e’ accorto e ha dichiarato: “C’è chi dentro il partito rema contro e questi sono i risultati”. Non e’ corretto ed umano dileggiare l’avversario finito KO, ma e’ doverosa una ricostruzione dei pochi mesi di vita del Pd che, per il bene dell’Italia, deve continuare a vivere. Dopo le “primarie” farsa per scegliere il segretario (era stato tutto stabilito in anticipo), Veltroni, 16 mesi fa al Lingotto di Torino, si e’ presentato come l’uomo giovane e nuovo della politica italiana. Si e’ paragonato nientemeno ad Obama prendendo in uso il suo motto: “Yes, we can” che per una migliore comprensione e’ stato tradotto (in romanesco): “Se po’ fa’”. Francamente Walter, in quella occasione, riuscì ad accendere molte speranze in molti, anche non di sinistra. Persino Berlusconi apprezzò la svolta “veltroniana” e l’incontro’ molto volentieri. Il suo faccione da bravo “boy scout” era rassicurante. Subito dopo, accentuandosi con il passare dei mesi, e’ iniziata la stranissima metamorfosi contraddittoria di Veltroni, che l’ha portato alla disastrosa situazioni di oggi. Era partito con la “vocazione maggioritaria” del Pd, giurando che avrebbe corso da solo, poi si e’ alleato con Di Pietro che ha contribuito, e di molto, alla distruzione del Pd. E per cercare di vincere in Sardegna si e’ alleato anche con Rifondazione Comunista e i Comunisti italiani ricostituendo, di fatto, la famosa armata “Brancaleone” che portò al disastro Prodi. Aveva detto che non avrebbe piu’ demonizzato l’avversario come era stata fatto sin dal ’94. Invece ha “assoldato” l’ultraconservatore e “antiberlusconianoOscar Luigi Scalfaro, oratore unico alla recente manifestazione di Roma (in una piazza non proprio piena), in difesa della Costituzione che Berlusconi starebbe per “stracciare” attentando alla libertà del Paese! Non e’ comprensibile come mai gli elettori del Pd hanno pagato un “obolo” (alle primarie) per eleggere un segretario che, in un’occasione così importante, manda avanti un personaggio molto discusso ed impopolare. Quando Scalfaro era Presidente della Repubblica, non ha voluto rendere conto dei cento milioni mensili dei quali aveva disponibilità. E’ rimasto ancora negli orecchi degli italiani il suo: “…non ci sto…”. Tutto questo e’ apparso ancora poco a Walter per mettere in “difficoltà” Berlusconi, e quindi ha appoggiato lo sciopero (fallito) della Cgil (ormai isolata dagli altri sindacati) che ha scelto la via dell’immobilismo e il conservatorismo sociale piu’ estremo e dannoso, per risolvere la crisi economica mondiale. La situazione interna al Pd e’ indecifrabile, tanto e’ confusa. Lo scontro “finale” fra le correnti si è fatto acceso ed estenuante. Pierluigi Bersani ha ufficializzato da tempo la propria candidatura alla segreteria del Pd. Massimo D’Alema sostiene che, solo grazie a Bersani, si potrà realizzare il riavvicinamento fra i militanti che si sono allontanati. Il partito temporaneamente sarà guidato da Franceschini. Aspetta e spera. Staremo a vedere. In attesa di conoscere la nuova evoluzione del Pd esaminiamo come viene gestita l’informazione attraverso i media. La televisione e la radio sono spesso invase dalle mezze figure “bipartisan” della politica. Passano ogni giorno, ad ogni ora, su la radio e sui teleschermi solo per apparire e “chiacchierare” di qualsiasi argomento. Fanno a gara per conquistarsi cinque, dieci secondi per proporre le loro “ricette” dai Radiogiornali e dai Telegiornali, pur di far vedere che ancora sono vivi. E’ questo uno dei motivi principali che alimenta l’antipolitica. Le persone non ne possono piu’ nell’ascoltare sempre gli stessi che dicono cose che non interessa nessuno. La colpa e’ dei media? In realtà la colpa non e’ dei mezzi d’informazione, piuttosto e’ la “smania” dei politici che si “accalcano” ai microfoni e alle telecamere per lanciare i loro messaggi, ma e’ solo per appagare la loro vanità. Le loro esibizioni spesso sono da “avanspettacolo” che fa storcere il naso al grande pubblico e lo allontana sempre piu’ dalla politica. Questi “parolai” spesso rappresentano più se stessi che una parte della popolazione che li ha “disgraziatamente” eletti. E’ sempre di più una fiera delle vanità. E’ un “circo equestre” composto da un ristretto numero di parlamentari che vengono “cortesemente” interrogati, si fa per dire, su ogni cosa, senza mai controbattere a fondo, senza mai cercare di “confutare” a fondo le loro dichiarazioni. I cittadini gradirebbero conoscere meglio la realtà che li circonda con veri approfondimenti ed inchieste sulla realtà della società. I media hanno il preciso dovere di essere piu’ vicini ed in sintonia con la gente. Ormai, gran parte della politica “politicante” si fa attraverso gli schermi TV e la radio, quando vengono sempre meno visti ed ascoltati. Anche i giornali su carta giornalmente perdono i loro lettori. E’ con Internet che oggi viaggiano le idee e questo Obama l’ha capito e ha applicato il metodo per far arrivare il suo messaggio nelle case di tutti. Molti movimenti della società civile, molte associazioni ed anche molte singole persone, assenti del tutto dalla TV dalla Radio e dai giornali, sono collegati nella rete Internet e diffondono i loro messaggi ed idee in contemporanea in tutto il mondo. E’ nato un nuovo modo “globale” ed “interattivo” di comunicare senza confini con un rapporto immediato. Non e’ importante essere dei personaggi noti o essere dei politici, l’importante e’ mettere in evidenza e parlare dei veri problemi dell’uomo della strada e proporre idee innovative. In fondo la stessa elezione di Obama negli USA si e’ basata sullo stesso principio: riconoscersi nelle idee nuove di uno “sconosciuto” piuttosto che in quelle vecchie del passato. Le persone hanno visto in Obama una persona “vera”, capace di portare cambiamenti perché conosce veramente i problemi dell’uomo della strada. Ma attenzione! Subito inizia l’azione di “delegittimazione” da persone che non riescono a vedere avanti, che sono attaccate alle logiche del passato: ogni persona nuova, ogni nuova idea e’ da combattere e da distruggere. Ricordate nel 1994 quando Berlusconi “scese in campo”? Prima di quella data era considerato un “genio”, una persona “eccezionale”, così lo definì lo stesso D’Alema. Poi sappiamo tutti come e’ andata e come sta continuando. Ma dopo quindici anni Berlusconi continua ad essere sempre piu’ apprezzato dalla maggioranza degli italiani. E’ stato demonizzato in tutti i modi ma diventa sempre piu’ credibile. Forse perché ha sempre affrontato concretamente i problemi?