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venerdì 13 marzo 2009

Franceschini tale e quale a Veltroni. Come il governo Berlusconi combatte la recessione. CGIE e COMITES da cancellare.

Sydney, 13 marzo 2009
Veltroni ha abbandonato la barca soltanto per la grande delusione per la pesante sconfitta in Sardegna? O i motivi vanno ricercati di non essere riuscito a convincere gli italiani dei presunti attentati alla democrazia di Berlusconi? Oppure l’aver gettato la spugna e’ dovuto per le continue delegittimazioni all’interno del PD? La verità è un’altra. Veltroni ha mollato tutto ed è scappato via perché si è accorto che il suo avversario non era Berlusconi, ma la mancanza del suo buonsenso. Ha fronteggiato Berlusconi senza avere un programma, senza proporre obiettivi realizzabili e senza fornire risposte valide alle emergenze della crisi economica mondiale. Un partito fallisce se non riesce a capire concretamente l’esigenze dei cittadini. Oggi gli elettori sono “pragmatici”, non sono piu’ interessati alle “ideologie”. Odiano le “chiacchiere” retoriche e demagogiche: sono interessati esclusivamente alle questioni reali della ed alle prospettive future e chiedono efficienza, lavoro e sicurezza. Un partito e’ un insieme di idee e di progetti per affrontare il futuro che migliori la qualità della vita dei cittadini. Falliscono miseramente i dirigenti di un partito se non sanno comprendere le ansie, le speranze del Paese. Veltroni ha fallito per tutto questo ed ora Franceschini continua, imperterrito, sulla stessa strada. E’ sciocco perseverare su una linea perdente. All’elettore del Pd non interessa che il nuovo segretario del Pd sia un antiberlusconiano accesissimo: non serve per risolvere i problemi del Paese. All’elettore del Pd interessa, invece, sapere se siederà al tavolo delle riforme. Se la Costituzione, che va difesa nei suoi principi democratici, verrà modificata per rafforzare la governabilità e per rendere trasparenti e piu’ efficienti i poteri dello Stato. Gli elettori del Pd vogliono proposte concrete per una politica che risolva i problemi dei cittadini, non sono interessati alla criminalizzazione di Berlusconi che poi, alla fine, gli fa aumentare i consensi. L’Italia ha bisogno di una forte e responsabile opposizione democratica che operi, e non si limiti soltanto a “demonizzare” gli avversari. Un’opposizione responsabile che collabori per cercare di attutire i danni della forte crisi economica mondiale per cercare di uscirne al piu’ presto. Le recessioni sono un fenomeno economico ciclico, ma e’ preoccupante quando diventa “psicologico” perché qualcuno, con la disinformazione, ci specula per motivi politici. Recessione significa: tornare indietro. Si e’ in recessione, quando per due trimestri consecutivi il Pil (Prodotto interno lordo: la ricchezza che produce un Paese) va in dietro rispetto al periodo precedente. I governi adottano misure per controllare le fasi dell’economia, sia quando e’ in espansione sia quando e’ in recessione. Lo fanno attraverso la politica monetaria, adottando misure che favoriscono la restrizione o l’aumento del credito. In una fase d’espansione troppo veloce, la Banca Centrale aumenta il costo del denaro, per diminuire la circolazione monetaria e per ridurre i consumi. In una fase di recessione, diminuisce il costo del denaro per incentivare i consumi. Nella fase attuale e’ utile favorire il credito e quindi gli investimenti per stimolare i consumi, ed e’ quello che stanno facendo molti Paesi. La recessione, infatti, si sconfigge con gli aumenti degli investimenti e dei consumi. Molti governi danno impulso alla ripresa aumentando la realizzazione delle grandi opere pubbliche. Sono progetti di viabilità, edilizia ed infrastrutture governative (scuole, ospedali, carceri ecc.). L’apertura dei cantieri produrrà effetti economici benefici, perché incideranno positivamente sull’occupazione e sui consumi. Gli investimenti sulle opere pubbliche saranno un sostegno all’imprese e miglioreranno l’efficienza strutturale del Paese. Pero’ la cosa piu’ importante e’ la “fiducia dei consumatori”. E’ necessario continuare a fare con saggezza gli acquisti “utili” per sostenere l’economia. Bisogna isolare i predicatori di sventura che diffondono sfiducia. Non “assistenzialismo”, ma apertura di cantieri. Bene quindi il rilancio del settore della casa, bene primario della famiglia. E, come dice Berlusconi, quando l’edilizia va, tutto va. Questo piano geniale, che ha preparato il governo per contribuire al rilancio dell’economia italiana, non ha bisogno dei soldi pubblici: sarà attuato dall’iniziativa privata. Mentre aiuta a risolvere problemi sociali gravosi, come quello dell’alloggio, può creare subito molti posti di lavoro nell’edilizia e nelle industrie del cemento, dei laterizi, del vetro, delle macchine per l’edilizia, degli elettrodomestici, dell’arredamento ecc. E’ vero, il piano nasconde qualche insidia. Visto che saranno sufficienti le auto-certificazioni di un architetto o di un ingegnere, forse qualche “furbetto” ne approfitterà’, ma e’ meglio rischiare e dare fiducia piuttosto che finire in miseria. Quale soluzione propone il neo segretario del Pd Dario Franceschini per uscire dalla crisi? Un assegno per tutti i disoccupati. Il problema da risolvere non è quello di pagare i disoccupati con i soldi dello Stato, ma quello di “mantenere in vita” le imprese e i posti di lavoro. Se le imprese chiudono, con quali soldi si pagano i disoccupati? L’Italia, a differenza di Barack Obama, non può chiedere alla banca centrale di stampare moneta e, comunque, il rischio che Obama sta correndo è gravissimo, perché le sue proposte di spesa sociale in deficit, creano nuove preoccupazioni nel mondo delle imprese e delle banche USA e nella borsa mondiale. L’Italia, al contrario degli USA, ha strumenti sociali per evitare la disoccupazione, come la cassa integrazione straordinaria e il “contratto di solidarietà”. E perché mai si dovrebbero licenziare dei lavoratori che si possono tenere in cassa integrazione straordinaria o tenere ad orario ridotto con “contratti di solidarietà”? Forse Franceschini preferisce che le imprese licenziano? Ma se le imprese licenziano in massa si crea panico e si disperde un capitale umano prezioso, utile ed “allenato” per quando ci sarà la ripresa. Il governo Berlusconi ha stanziato oltre 9 miliardi per gli ammortizzatori sociali. Ossia per la cassa integrazione straordinaria, anche per le piccole aziende con non più di 15 addetti e per i lavoratori autonomi, nonché i lavoratori con contratti a tempo determinato e gli apprendisti. Bisogna evitare la disoccupazione in tutti i modi. Tra l’impresa e i lavoratori c’e’ l’accordo (approvato dai sindacati) per cui si accetta la settimana corta distribuita su tutti gli addetti (contratto di solidarietà), con conseguente riduzione della loro retribuzione. Il governo, pero’, interviene con un sostegno finanziario, che può essere pari alla metà della perdita di paga (o altra percentuale) dovuta alla riduzione dell’orario di lavoro. Queste misure sono sempre un tampone, ma molto migliore del sussidio di disoccupazione (che in Italia esiste già ma non e’ adeguato). Ciò che occorre contro la crisi, come ha segnalato Emma Marcegaglia presidente della Confindustria, è anche un maggior credito alle imprese, per aiutarle a comprare i mezzi produttivi, a investire in ricerca e ad esportare. E’ per questo che il governo ha creato i Tremonti-Bond, strumenti che non servono per finanziare le banche, ma per “indurle” a prestare i soldi alle piccole e medie industrie. Fatti e non “chiacchiere”, come abitualmente fanno quelli del centrosinistra. Vedi Randazzo e Fedi che sprecano il loro tempo per “fondare” sedi in Australia del “defunto” Pd. I due disattendono continuamente al loro “unico” dovere: quello di risolvere i veri problemi di tutti gli elettori della IV Circoscrizione estera. Dal 19 al 21 marzo poi saranno a Brisbane in “vacanza”, mascherata da una riunione della Commissione CGIE dei Paesi anglofoni. Parteciperanno delegati dagli USA, Canada, Sud Africa che parleranno del nulla. Ancora uno spreco ingente di denaro pubblico. Oltre alle solite cose che discutono da sempre, tenteranno di salvare i COMITES ed il CGIE che nessuno sa che cosa sono e che fanno, ma che in circa 20 anni hanno “bruciatopiu’ di 100 milioni di euro per combinare un bel nulla. Finalmente il governo Berlusconi probabilmente ha deciso di cancellarli per destinare le risorse risparmiate a progetti piu’ utili agli italiani nel mondo.

Gianfranco Fini e' stato sempre un ingrato con Berlusconi.

Sydney, 06 marzo 2009

Il Pd e’ in rapida “decomposizione” a causa dei suoi leaders privi d’idee e di programmi. Il Pdl rimarrà unito sino a quando ci sarà Berlusconi. Anche se la sua salute e’ ottima, che gli permetterà sicuramente di diventare centenario, Silvio ha già da tempo annunciato che fra qualche anno si ritirerà a vita privata. In tanti pensano a Fini come suo successore, ma l'attuale Presidente della Camera ha dimostrato negli anni “ambiguità” politica. E’ vero che ha saputo evolvere l’MSI-DN in “Alleanza Nazionale”, ma grazie a Berlusconi. Alle elezioni amministrative di Roma del 1993, Fini sino allora era stato quasi ignorato dai gradi mezzi di comunicazione. Le sinistre, coalizzate intorno al PDS, lo consideravano un nemico pericoloso piuttosto che un avversario. Fu provvidenziale lo “sdoganato” di Silvio Berlusconi che, il 23 novembre 1993, pronunciò a suo favore una clamorosa dichiarazione politica definendolo esponente di uno schieramento moderato. Il 22 gennaio 1994 Fini fondò “Alleanza Nazionale” e fu eletto coordinatore per acclamazione. Dapprima sembrò che AN avrebbe dovuto partecipare isolata alle elezioni politiche del 27 e 28 marzo. Infatti Berlusconi, che ufficialmente scese in campo il 26 gennaio 1994 come presidente del Movimento politico “Forza Italia”, era alleato con la “Lega Nord” che escludeva ogni possibilità d’intesa con AN di Fini. Ma il 10 febbraio AN stipulò un accordo elettorale con FI, dando vita al “Polo del Buon Governo”. Nel Nord Italia fu durissima la contrapposizione tra AN e la Lega Nord, che dominava il “Polo della Libertà”, fondato da Berlusconi e da Bossi. Il “Polo della Libertà” era presentato come coalizione politica, mentre il “Polo del Buon Governo” era presentato come una coalizione esclusivamente elettorale. Durante la campagna elettorale volarono insulti tra Bossi e Fini. L’alleanza di centrodestra appariva dunque fragilissima e contraddittoria, ma trionfò ugualmente nelle elezioni del 27 e 28 marzo 1994. “Alleanza Nazionale” ebbe nel Parlamento della XII legislatura ben 109 deputati e 48 senatori, quasi il doppio della massima rappresentanza mai ottenuta dal MSI-DN. Nel governo Berlusconi, che si insedio l’11 maggio 1994, Fini fece nominare vicepresidente vicario Tatarella ed ottenne cinque ministri. Tatarella, la Poli Bortone e Matteoli furono i primi tre ministri del MSI nella storia della Repubblica italiana. Ottenne inoltre dodici sottosegretari tra i quali, al ministero dell’interno, Maurizio Gasparri, collaboratore di Fini fin dai tempi della comune militanza nel “Fronte della Gioventù”. Dopo i successi elettorali e l’entrata di AN e del MSI nel governo Berlusconi, Fini avviò la completa trasformazione del vecchio partito nel nuovo soggetto politico: “Alleanza Nazionale”. Per ironia della sorte, la svolta dal MSI ad AN fu pero’ completata solo dopo la fine del breve primo governo Berlusconi, dimessosi il 22 dicembre 1994 in seguito alla defezione della Lega Nord e sostituito il 17 gennaio 1995 con il governo “tecnico” di Lamberto Dini. A Fiuggi, dal 25 al 27 gennaio 1995, si svolse il XVII ed ultimo congresso nazionale del MSI, cui segui il 28 e 29 gennaio, nella stessa località, il primo congresso nazionale di AN. Il 27 gennaio Fini dichiarò sciolto il MSI, le cui componenti confluirono tutte in AN, meno la corrente di Rauti. “Alleanza Nazionale” si presentava come forza di destra liberaldemocratica, aspirante protagonista del grande rinnovamento della politica italiana che era cominciato con le lezioni del 1994. Nei successivi cinque anni, tra la fine del primo governo Berlusconi e la nascita della Casa delle Libertà, nella quale il centrodestra recuperava la Lega Nord (febbraio 2000), Fini sembrò, contemporaneamente, il piu’ fedele degli alleati di Berlusconi e il suo rivale piu’ acceso per la guida del centrodestra. Veramente momenti di forte tensione tra Berlusconi e Fini si ebbero già nei primi anni dell’alleanza tra FI e AN. Nel luglio 1994 si dissociò dal decreto del ministro Biondi (FI) sulla limitazione della custodia cautelare. Nel 1995 Fini non escluse di poter raggiungere un’intesa politica sulla questione giustizia con Di Pietro, del quale era buon amico di Mirko Temaglia. Nel settembre 1995, attaccò duramente gli amici di Bettino Craxi entrati nel Polo, senza citare Berlusconi. Alla fine della XII legislatura, Fini fece fallire il tentativo di Berlusconi di un governo di larghe intese tra il Polo e il centrosinistra per la riforma costituzionale. Si andò dunque ad elezioni politiche anticipate del 21 aprile 1996, ed il Polo perse di strettissima misura. Nel corso della XIII legislatura, Fini era sicuro che Berlusconi era ormai sulla via del tramonto per la sconfitta elettorale e per i processi penali a cui era imputato. Cosi’ mise in atto varie iniziative in dissenso di Silvio o addirittura in aperta contrapposizione, ma tutte si conclusero con delle sue pesanti sconfitte. Nel 1999 Fini s’impegno moltissimo a fianco dei DS e di Di Pietro per il “si” del referendum del 18 aprile sull’abolizione del voto di lista. FI era contraria e si astenne, determinando il fallimento di quel referendum per la mancanza del quorum. Dopo la sconfitta referendaria. Per le elezioni europee del 13 giugno 1999, Fini stipulò un’assurda alleanza con Mariotto Segni, fortemente ostile a Berlusconi. Entrambi subirono una sonora sconfitta e Fini, con la coda tra le gambe, tornò da Berlusconi, ormai leader indiscusso e indiscutibile del centrodestra. Dopo la vittoria elettorale del centrodestra del 2001, Fini si “accucciò’” docilmente e ricoprì l'incarico di vicepresidente del Consiglio. Nel febbraio del 2002 fu nominato rappresentante del governo italiano alla Convenzione europea per la stesura della bozza di costituzione europea. Nel novembre 2004 divenne ministro degli Esteri, dopo che il precedente ministro Franco Frattini fu nominato Commissario Europeo. Il centrodestra perse di un soffio l’elezioni del 2006. Durante il tragico e travagliato governo Prodi, Fini ricominciò a fare le bizze e a creare fastidi a non finire a Berlusconi. Il 16 novembre 2007 dichiarò: “E’ venuta meno la fiducia, a Berlusconi l'ho anche scritto per lettera d'ora in poi procediamo per conto nostro”. Ricattò Berlusconi aggiungendo: ”D’ora in poi di giustizia e comunicazione mi occuperò io personalmente”. Il 18 novembre 2007 a piazza San Babila, dal “predellino” di un’auto, Berlusconi annunciò la nascita del nuovo partito: “Popolo della Libertà”. Fini andò su tutte le furie: “Berlusconi con me ha chiuso, non pensi di recuperarmi, io al contrario di lui non cambio posizione. Se vuole fare il premier deve fare i conti con me, che ho pure vent’anni di meno”. Il 28 novembre aggiunse: “Casa delle Libertà: Se non esiste piu’, ognuno ha le mani libere sulle questioni relative alle televisioni e alla giustizia”. L’8 dicembre: “Silvio, siamo alle comiche finali”. Il giorno successivo: “Non esiste alcuna possibilità che AN confluisca nel nuovo partito di Berlusconi”. Sempre irritatissimo il 16 dicembre: “Berlusconi ha creato il Pdl senza neanche avvertire quelli di FI, quindi ha distrutto la Casa delle Libertà. Conclusi i giochi dovremmo bussare alla porta? Non siamo postulanti. Io non sono una pecora!”. Caduto il governo Prodi (27 gennaio 2008), “immediatamente” Fini si accorda con Berlusconi per presentare An e FI sotto il simbolo del “Popolo della Libertà” alle imminenti elezioni del 13 e 14 aprile. Da “buon politico” si era rimangiato tutto. Con Fiuggi tutti abbiamo capito che Fini non e’ mai stato fascista. Certe sue dichiarazioni recenti fanno dubitare che non sia mai stato neppure di destra e che, fondamentalmente, non creda in nulla. Il suo partito e tutto il centrodestra fanno sempre più fatica a capirlo. Di certo non potrà essere lui il successore di Berlusconi.