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venerdì 12 giugno 2009

Elezioni europee: il Pd perde 7 punti ma "contiene". Il Pdl perde 2 punti e "va giu'"!

La Fiamma & Il Globo - Australia
Non si sa se ridere o essere preoccupati. Siamo di fronte ad un caso che anche il piu’ esperto psichiatra non si raccapezzerebbe. Franceshini ed i suoi compagnucci belli dovrebbero spiegare la logica per cui chi perde 7 punti (dal 33% al 26%) “contiene”, mentre "va giù” chi ne perde 2 anche se rimane il primo partito d’Italia con il 35%. La logica della propaganda politica del Pd e’ sempre uguale a quella del PCI. Loro, pur perdendo 7 punti di un anno fa, hanno vinto solamente perché non sono “scomparsi” come temevano. Il “diavolo” Berlusconi, che aveva previsto di ottenere o superare il 40% dei consensi ed invece si e’ fermato a 35%: “ha perso". Quello che sempre hanno contato sono i risultati e non le “suggestive” teorizzazioni. I fatti dicono che il Pdl e la Lega “avanzano” rispetto alle Europee, mentre il Pd “retrocede”, sempre rispetto alle Europee pero', misteriosamente, e’ quest'ultimo ad avere vinto perché? Perché il Pdl non ha vinto con le percentuali che si aspettava! E’ singolare la “logica” di Franceschini, Fassino, D’Alena e di tutti gli altri “soloni” del Pd e i loro giornali, “L’Unita’” e “La Repubblica”. Il popolo del Pd esulta: e’ stato “arrestato” il ciclone Berlusconi. Tanti auguri e mille di questi giorni! E’ come la storiella di quello che aveva preso un fracco di botte e si consolava dicendo: “Me ne ha date tante, ma gliene ho dette……”. Sui canti di vittoria di Franceschini ed i suoi compagnucci, facciamoci una sonora risata. D'altronde, se così a loro sta bene...... Di norma, chi governa perde consenso, soprattutto in questi tempi di grave crisi economica. In parte ciò è stato confermato, ma quasi solo dove al governo v’era la sinistra. Dove la sinistra era all’opposizione, con l'unica eccezione greca, ha perso lo stesso, senza avvantaggiarsi delle difficoltà causate dalla crisi a chi era al governo. Ciò dimostra, al di là di ogni sottigliezza e calcoletto ragionieristico, che a sinistra ormai vi e’ una cultura solo d’opposizione. Quando e’ al governo fallisce miseramente nel trasformare slogan e chiacchiere in fatti concreti, incisivi e positivi: l’abbiamo ben visto nei due governi Prodi. Il Pd (e tutta la sinistra) e’ incapace di percepire la realtà e di capire i bisogni della gente comune. Franceschini, il Pd e le “sinistre” non hanno nessuna proposta, nessuna analisi, nessun programma e tantomeno nessun “sogno” da proporre agli italiani. Fino al 25 aprile il Pdl veleggiava tra il 43-45%. Berlusconi “macinava” gli avversari e si sentiva, ed era, “il presidente di tutti gli ita­liani”. Il Premier appariva il dominatore della politica ita­liana capace di proiettare la sua forza anche a livello inter­nazionale, prefigurando il Pdl come primo partito nel Ppe (Partito Popolare Europeo) ipotecando persino la presiden­za italiana dell’Europarlamento. Poi, all’improvviso, e’ cambiato tutto. La crisi d’immagine è iniziata sei settimane fa. La sentenza sul caso Mills, dove il premier non c’entrava nulla. La lettera della moglie di Berlusconi (ciarpame politico, e’ ammalato, va con le minorenni) “sponsorizzata” da “La Repubblica”. Il tarlo del sospet­to su Noemi, la ragazza di Caso­ria che lo chiama “papi”. I presunti voli irregolari di Stato. Le fotografie della sua vita privata a villa Certosa in Sardegna e, per ultimo, la vendita di Kaka’ al real Madrid hanno iniziato a minare il suo rappor­to con l’opinione pubblica, che aveva toccato il suo picco stori­co nel giorno della festa della Liberazione. Quel “76%” di fi­ducia, che lo stesso Berlusconi aveva definito “imbarazzan­te”, da allora ha iniziato a precipitare. Una crepa si è aperta soprattutto con l’elet­torato cattolico. Per i sondaggi­sti, in meno di un mese, c’e’ sta­to un fortissimo crollo concentrato sui cre­denti praticanti. E con lui ha preso a calare anche il Pdl. Berlusconi era intrappolato. Alla luce del crescendo dei presunti scandali, cavalcati anche dalla stampa inter­nazionale, gli e’ costato il voto cat­tolico e quello femminile. Aver mantenuto un 35% non e’ andata proprio male: poteva essere un vero tracollo. Tutto sommato, questo traumatico richiamo alla realtà e’ salutare per Berlusconi. La gente vuole piu’ concretezza da lui (ne e’ capace) e meno “soap opera”. Silvio, come capo del governo, ha la responsabilità di dover essere un esempio irreprensibile per tutto il Paese anche nella sua vita privata. Nel bene e nel male, anche se rozzo, il pragmatismo della Lega è stato premiato. Tutto il fango gettato addosso a Berlusconi l’ha relativamente ridimensionato, ma e’ certo che ha fortemente danneggiato la reputazione dell’Italia a livello internazionale. “Terroristi” sono da definire coloro che hanno diffuso nel mondo i fatti ed i misfatti (tutti da verificare) di casa nostra per ottenere un locale vantaggio politico effimero, che poi non hanno neppure raggiunto. In vista del G8, Berlusconi aveva puntato di accreditarsi, sulla scena internazionale, con un risultato eclatante, che gli avrebbe permesso un maggior rispetto e considerazione agli occhi dei partner e dell’opinione pubblica straniera. Un risultato di arretramento, ri­spetto alle ultime politiche, ha effetti anche nell’europarlamento tanto che potrebbe mettere a rischio la candidatura di un espo­nente italiano a presidente del Parlamento eu­ropeo, ed e’ anche vero che il Pdl non e’ riuscito a diventare il primo partito nel Ppe. Ai giornali stranieri ha fatto gioco trovare argomenti contro l’Italia che la vorrebbero sempre un’“italietta”. Sono stati aiutati dall’opposizione italiana, con il Pd e “La Repubblica” in prima fila che, senza scrupoli e mancanza di senso dello Stato, sono stati ben lieti di collaborare con la stampa estera per fornirgli il maggior numero di dettagli scabrosi e scandalistici su Berlusconi. E’ il vizio tipico “disfattista” ed “antipatriottico” di una sinistra di radice comunista che non ha mai avuto il senso dell’interesse nazionale. Paradossalmente, quel mancato sfondamento del 40% del Pdl e quell'arretramento di due punti, rispetto alle Politiche di un anno fa, sono il miglior argomento in mano al Pd. Che pure arretra di sette punti, ma canta “vittoria" per non essere “sparito” e per aver “tenuto” rispetto ai sondaggi disastrosi di qualche settimana fa. L’obbiettivo da raggiungere del Pd era il 27-28% (cinque/sei punti in meno rispetto alle Politiche di Veltroni). Franceschini ha raggiunto il 26% (sette punti in meno): ha “quasi” raggiunto l’obbiettivo e, dunque, rimane alla guida del Pd. Molti sostengono che sarebbe un grave errore pensare ora al congresso. Inizierebbe una dilaniante trafila per le primarie per la leadership, mentre c'è da preparare la grande campagna delle Regionali del 2010. “Non possiamo fare questo regalo a Berlusconi, e cominciare a dividerci e litigare proprio ora che il suo primato comincia ad incrinarsi e che nella maggioranza possono aprirsi conflitti dalle conseguenze imprevedibili” hanno detto alcuni “ringalluzziti” dirigente ex diessini. Loro si che se ne intendono! Cantano già vittoria. Invece di preparare una proposta politica credibile, come al solito, sperano nelle disgrazie altrui. Campa cavallo…..Vedrete che canteranno vittoria anche per i loro disastrosi risultai nelle elezioni Amministrative, dove la frana delle amministrazioni locali di sinistra e’ notevolissima. Era tradizione consolidata che nelle amministrative la sinistra riuscisse a far prevalere la maggiore radicazione sul territorio con uno scarto, anche sensibile, rispetto ai risultati delle politiche. Ora non è più così: tolte le solite roccaforti toscane, molte zone, un tempo “rosse”, hanno cambiato colore, come le Marche, l’Umbria, Napoli e la sua Provincia, l'Emilia Romagna, insieme alla bassa padana di Cremona ed altre. Il governo esce piu’ rafforzato da queste elezioni europee ed amministrative, pure attraversando l’anno politicamente ed economicamente più terribile dell’ultimo mezzo secolo. Ora deve completare il programma elettorale che ha portato a Berlusconi un ampio consenso: le riforme sociali, la riforma del mercato del lavoro e della formazione, il completamento del federalismo, la riforma della giustizia, la riforma del Parlamento ed altro ancora. Forza Silvio, e’ il momento di muoversi senza indugi.
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