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venerdì 11 settembre 2009

I sindacati & patronati si assumano la responsabilita' del lor cattivo servizio prestato ai pensionati. Rimborsino gli indebiti all'INPS.

Il Globo & La Fiamma - Australia

Friday, 11 September 2009

Ringrazio Antonio Marrocco e Pietro Schirru per le loro garbate critiche. Voglio assicurarli che prima di scrivere ho l’abitudine d’informarmi sull’argomento che tratto. I patronati sono stati istituiti con Decreto Legge del 29/07/1947, n. 804, tuttora in vigore. E’ stato modificato in parte con Legge del 27/03/1980, n. 112 e con Decreto Legge del 26/06/1981. Tutti insieme i patronati hanno circa 10 mila sportelli e 8 mila addetti, un vero e proprio “braccio operativo” dei sindacati (di tutte le sigle) che opera in Italia e nel mondo. I soldi ai patronati arrivano da un fondo gestito dal ministero del Lavoro. Finanziato ogni anno dallo 0,226% dei contributi obbligatori incassati da Inps, Inpdap, Ipsema e Inail. Il contributo pubblico, per sostenere l’attività dei patronati, nel 2008 è stato di oltre 253 milioni di euro (480 miliardi circa delle vecchie lire). Quasi la metà di queste risorse, il 47,65%, è andato ai patronati di Cgil Cisl e Uil (Inca, Inas e Ital). Complessivamente gli enti che accedono al contributo pubblico sono 27. Per quanto riguarda i controlli sull’operatività degli enti, particolarmente per i servizi resi dai patronati agli italiani all’estero, si preannuncia una stretta. Attualmente sull’attività svolta dalle sedi italiane degli enti di patronato ci sono verifiche annuali, mentre su quelle estere le verifiche sono a “campione”. Obiettivo del Ministero del Tesoro: È quello di arrivare nel più breve tempo possibile ad effettuare una verifica presso tutte le sedi dichiarate operanti in ciascun anno dagli istituti di patronato”. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha sottolineato che: “I problemi legati al finanziamento dei patronati con il sistema attuale, legato al coefficiente sul monte retributivo, è uno dei problemi da risolvere, così come il sistema delle convenzioni tra patronati ed enti previdenziali”. Il meccanismo del finanziamento funziona con un sistema a punti. Un punto nel 2005 equivale a 53,46 euro per le attività svolte in Italia e 75,56 euro all’estero. Ogni pratica ha un punteggio, e dunque una “redditività” maggiore o minore. Per esempio. La pensione di anzianità, vecchiaia e superstiti vale 4 punti, il doppio della pensione sociale. Invece l’indennizzo per malattia professionale o infortunio vale 6 punti, così come la costituzione e la revisione della rendita, attiva o passiva. La richiesta di rendita a superstiti non titolari vale 4 punti, come le pensioni privilegiate, dirette e indirette, così come quelle di guerra e quelle degli invalidi civili, ciechi e sordomuti. L’assegno di invalidità vale 6 punti, come la pensione di inabilità. Sei punti significano 320,76 euro a pratica se richiesta dai patronati in Italia, e 453,36 euro se richiesta da un patronato all’estero. Un compenso per un lavoro che in pratica consiste nell’istruire una pratica o digitare il nome del pensionato in un database Inps. Va detto che molte altre pratiche portano zero punti. Poi ci sono altre operazioni, come la cosiddetta dichiarazione reddituale (Red) per i pensionati. In questi casi i patronati, a cui i pensionati si rivolgono più spesso che ai Caf, “girano” la dichiarazione proprio ai Centri per l’assistenza fiscale, appunto i Caf , che per questa pratica incassano circa 15 euro. Tempo fa si era iniziato a parlare di creare uno sportello unico nei consolati per ridurre i costi dei patronati, ma vi e’ stata una fortissima resistenza dei sindacati. Il gradimento non c’e’ stato neppure da parte dei parlamentari del Pd eletti all’estero, molti dei quali sono ex dirigenti dei patronati. Non ci pensano affatto a smantellare i patronati che sono le loro “roccheforti”. Gli sono serviti e gli servono per costruire e mantenere il loro consenso. E’ noto a tutti il ruolo “determinante” avuto dai patronati, a favore dei candidati della sinistra, nelle elezioni dei COMITES del 2004 e nelle due elezioni politiche del 2006 e 2008. I nostri “magnifici” 18, ovvero i parlamentari eletti all’estero, si dicono preoccupati per la chiusura di 21 consolati, ma altro non è che una naturale conseguenza. Se si svuotano continuamente i consolati delle loro prerogative per “regalarle” ai patronati, per forza di cose i cittadini sono convinti che i consolati sono inutili e che sono sempre meno al servizio degli italiani all’estero. Invece sono proprio i consolati che dovrebbero funzionare e sbrigare le pratiche dei connazionali all’estero. Questo lo si vede con i consolati degli altri Paesi che trattano anche materia previdenziale. Nessun altro Paese ha i patronati all’estero, neppure Spagna e Portogallo, che hanno grandi emigrazioni anche loro. E questo è già sufficiente per affermare che i patronati non servono e che sono un enorme spreco di denaro pubblico. Sono ben 27 organizzazioni diverse per fare tutte lo stesso lavoro. Ad esempio. A Sydney operano i patronati: ACLI (due uffici ed un recapito); ENASCO (un ufficio); INAS/CISL (un ufficio e 4 recapiti a Sydney; recapiti a The Entrance, Griffith e Kemblawarra); INCA/CGIL (un ufficio ed un recapito); ITAL/UIL (un ufficio e un recapito a Sydney; recapiti a Hamilton, Wollongong e Griffith) in totale 6 uffici principali e 13 recapiti, questi ultimi probabilmente con affitto gratuito. Quanti soldi si risparmierebbero pagando l’affitto di un solo ufficio? In Australia opera il Centerlink, un unico ufficio governativo che, oltre a sbrigare molte funzioni, cura anche le pratiche di pensione australiane “presto e bene”. Hanno anche a disposizione i moduli per la richiesta della pensione italiana, per chi volesse presentarla personalmente senza l’intermediazione dei patronati. Esaminiamo ora se per gli “indebiti pensionistici INPS” i patronati hanno la maggior parte di responsabilità. Per richiedere la pensione è necessario compilare il modulo (COD.AP01) che bisogna corredae dei “dati e documentazione indispensabili alla liquidazione della pensione” (art.1, comma 783, legge 296/2006). Il patronato “dovrebbe” poi chiedere al “cliente” la “documentazione da allegare per richieste/agevolazioni/situazioni particolari”, per stabilire se ha diritto, in aggiunta alla normale pensione, alle prestazioni “assistenziali”, come “la pensione integrata al trattamento minimo, la maggiorazione sociale o i trattamenti di famiglia”, pertanto occorre presentare la dichiarazione reddituale (modulo RED), poi ci sono altri 10 punti da dover soddisfare. In ultimo, il “cliente” firma il modulo (COD.AP12) per delegare il patronato a rappresentarlo. Molto probabilmente il patronato, per acquisire il “cliente” ed accumulare punti (leggi: soldi), non è stato molto scrupoloso fiscalmente, altrimenti il cliente sarebbe scappato in un altro patronato meno “indagatore”. Ma, come si sa, tutti i nodi vengono al pettine, alle richieste successive dell’INPS della dichiarazione reddituale, la verità è venuta a galla. Francamente debbo ammettere che parzialmente c’è del vero in quanto scrive Marco Fedi nel suo blog in data 15 gennaio 2008, nove giorni prima che il governo Prodi andasse a gambe levate. “( ) L’indebito è il risultato delle verifiche reddituali che in Italia sono effettuate con regolarità e cadenza annuale, mentre all’estero sono sempre state condotte con notevole ritardo e relativamente a periodi molto lunghi di 2 ed a volte 3 anni. ( ) la responsabilità dei ritardi è dell’INPS. È per questa ragione che chiediamo da anni l’approvazione di un provvedimento di sanatoria: la cancellazione del debito in assenza di dolo, vale a dire quando non vi è stato dal pensionato un tentativo di frode ai danni dell’INPS”. Antonio Marrocco è stato informato da Fedi che i 18 parlamentari esteri proporranno una sanatoria per gli indebiti. Sempre sul blog di Fedi del 15 gennaio 2008: 1) “Abbiamo presentato una proposta di legge per una sanatoria d’iniziativa parlamentare ma la Commissione competente non ha ancora provveduto ad esaminarla”. 2) “Il Governo Prodi ha finora ignorato le nostre richieste. Un vero errore politico. ( ) Una proposta di sanatoria era già stata presentata durante il Governo Berlusconi ma si era subito arenata. L’aspetto interessante è che l’INPS stesso ha proposto una sanatoria rendendosi conto che si tratta spesso di indebiti inesigibili, ( ). Alla domanda del giornalista Frank Barbaro, direttore di Nuovo Paese: “E’ ancora possibile convincere il governo (Prodi) del merito di una sanatoria e di una maggiore trasparenza nei rapporti tra INPS e pensionati?Fedi risponde: “Sono molto scettico sulle reali possibilità di rendere concreto un provvedimento di sanatoria". Giorni fa abbiamo notato una fotografia di Fedi in compagnia di sorridenti pensionati, probabilmente dopo averli assicurati, come ha fatto con Antonio Marrocco, che proporrà una sanatoria (l’ennesima!) per gli indebiti. Nino Randazzo ci ha promesso, tramite i giornali Il Globo e La Fiamma del 18 agosto, che “alla ripresa dei lavori parlamentari e’ certo che saranno in molti a presentare interrogazioni, almeno per conoscere i motivi ( )”. Deliberatamente i “due” continuano a prendere per i fondelli i tartassati ed ingenui pensionati. Sanno benissimo, come ormai lo sappiamo tutti, che non riusciranno a fare ed ottenere un bel niente. L’unica soluzione per risolvere gli indebiti INPS è quella che i patronati & sindacati che, come documentato di milioni di euro ne hanno tanti, si assumano l’onere di rimborsare l’INPS delle somme che ha pagato in più a circa 50 mila pensionati soprattutto per “negligenza” dei patronati. Per dovere, onestà e giustizia i patronati restituiscano la meritata tranquillità ai loroclienti” che hanno mal servito.