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sabato 16 luglio 2011

Carlo De Benedetti lo "svizzero" ha speso la sua vita in "ciniche" speculazioni per farsi gli interessi personali e non quelli dell'Italia.

Storia di un cinico speculatore.
Carlo De Benedetti e’ nato nel 1934 in una famiglia benestante ebraica, si laureò in ingegneria nel 1958 al Politecnico di Torino. Dal 2009 ha acquisito anche la cittadinanza svizzera. Nel 1976, grazie all’amicizia sin dall’infanzia di Gianni e Umberto Agnelli, fu nominato amministratore delegato della FIAT. Dopo un breve periodo (quattro mesi) a causa di “divergenze strategiche”, abbandonò la carica. I due fratelli Agnelli avevano scoperto un tentativo di scalata alla Fiat di De Benedetti appoggiato da gruppi finanziari elvetici. Vatti a fidare degli amici! Nel dicembre dello stesso anno, rilevò le “Concerie industriali riunite” dai Conti Bocca. Cambiò la denominazione della società in “Compagnie Industriali Riunite” (CIR) e la trasformò in una grande holding industriale. Nel 1978 entrò in Olivetti, di cui divenne presidente. Quando l’Olivetti andò in crisi, nel 1996 lasciò l’azienda. Nel 1981 la CIR diede vita a Sogefi, società globale di componentistica auto. Sempre nel 1981 entrò nel del Banco Ambrosiano guidato dall’enigmatico Roberto Calvi. De Benedetti era vicepresidente. Dopo appena “due mesi”, lasciò la banca quasi fallita. Fu accusato di aver fatto una plusvalenza di 40 miliardi di lire e per questo processato per concorso in bancarotta fraudolenta. Condannato in primo grado e in appello a 8 anni e 6 mesi di reclusione, fu assolto in Cassazione. Nel 1985 acquisì il gruppo Buitoni/Perugina, venduto circa tre anni dopo alla Nestlè. Sempre nel 1985 Romano Prodi, in qualità di presidente dell'IRI, tentò di “svendere” al suo “amico” Carlo De Benedetti la SME, una finanziaria del settore alimentare, ma l’operazione fallì per un’offerta maggiore della cordata Barilla, Ferrero e Finivest. Nel 1987, attraverso la CIR, De Benedetti entrò nell’editoria acquisendo una partecipazione rilevante nella Mondadori e, quindi, nel gruppo Espresso/Repubblica. Nel 1988 tentò la scalata alla Société Générale de Belgique, ma non ebbe successo. Nel 1990 ebbe inizio la “guerra di Segrate” che vide contrapposti Carlo De Benedetti e Silvio Berlusconi. Sia la CIR che la Fininvest, infatti, rivendicavano accordi con la famiglia Formenton, erede delle quote Mondadori. Un collegio di tre arbitri diede ragione a De Benedetti. Ma la famiglia Formenton impugnò il Lodo arbitrale davanti alla Corte d'Appello di Roma. La Corte che, con la sentenza del 14 gennaio 1991, annullò il Lodo favorevole a De Benedetti spianò la strada a Berlusconi per la successiva trattativa per la spartizione finale: Repubblica, Espresso e i quotidiani locali a De Benedetti, a Berlusconi invece Panorama, tutto il resto della Mondadori e un conguaglio di 365 miliardi di lire. Nel 1996 la Procura di Milano avviò un’inchiesta sospettando che la sentenza, del 1991 della Corte d'Appello di Roma sfavorevole a De Benedetti, fu in realtà comprata dalla Finivest corrompendo il giudice Vittorio Metta con 400 milioni. E’ di questi giorni la sentenza di secondo grado che condanna la Finivest a pagare 560 milioni di euro alla CIR di De Benedetti. “Fininvest pagherà e speriamo poi che riavrà i soldi indietro quando la Cassazione farà giustizia”, ha detto Niccolò Ghedini. Nel 1993, in piena bufera “Tangentopoli”, Carlo De Benedetti ammise di aver pagato tangenti per 10 miliardi di lire per ottenere una commessa dalle Poste Italiane. Fu arrestato e liberato nella stessa giornata per poi essere assolto da alcune accuse e prescritto da altre. Nel 2005 De Benedetti fondò la società di investimenti Management & Capitali (M&C) tramite la controllata Cdb Web Tech Spa. A fine 2010, De Benedetti ha lanciato un'offerta pubblica sulla società M&C attraverso Web Tech SpA. Ha speso tutta la sua vita in “ciniche” speculazioni, questo e’ Carlo De Benedetti lo “svizzero”.

Berlusconi e' molto meglio di come viene rappresentato, non e' uno snob spocchioso e non fa l'aristocradito. Politicamente e' un "ingenuo".

Oltre al canale “Rai Italia”, la ditta che mi fornisce i programmi italiani al costo di $29.95 mensili, mi permette di vedere altri tre canali:“Yes Italia” sempre della Rai (solo documentari sull’Italia),“RAI News 24”, del canale “rosso” Rai3, che trasmette 24 ore interrottamente in diretta le notizie del telegiornale e “Mediaset Italia”. Non sono un “patito” della televisione che guardo raramente. In questi giorni ho bisogno di inalazioni per “curare” la “bronchitella” che mi “tormenta” e cosi’, ogni mattina o alla sera, per una mezzoretta, mi siedo in poltrona, e mentre “inalo” l’essenza di eucaliptus, guardo “RAI News 24”. Mi ha colpito la “faziosità” del “riccioluto argenteo” giornalista Corradino Mineo, che e’ anche il direttore di questo programma che si avvale di 100 giornalisti che costano 35 milioni all’anno alla RAI. Nel trasmettere la notizia della condanna della Finivest a risarcire 560 milioni di euro alla CIR (Compagnie Industriali Riunite) di Carlo De Benedetti, era chiaramente visibile, non solo nel volto di Mineo, ma anche di alcuni altri giornalisti che si alternano continuamente, la loro “soddisfazione” nel dare la notizia che mette maggiormente in difficoltà Silvio Berlusconi, il loro bersaglio preferito. A loro poco importa se la Finivest vada in fallimento, anzi, se lo augurano. Se ne fregano se poi i veri danneggiati saranno in quel 62% di azionisti della Finivest tra cui 200 mila pensionati che vi hanno investito i loro risparmi. E’ insignificante per Mineo & Co. se perdessero il lavoro circa 60 mila diretti dipendenti della Finivest “trascinando” del baratro i circa 300 mila che lavorano nell’indotto. Sono “quisquilie e pinzillacchere” se lo Stato italiano perdesse il suo maggior contribuente che annualmente “sgancia” circa 800 milioni di tasse, la loro unica soddisfazione e’ che sia stato procurato un danno “ad personam” a Berlusconi che vorrebbero vedere all’angolo della strada con la mano tesa a chiedere l’elemosina. Consapevoli che questo obbiettivo e’ irraggiungibile, Mineo e la sua banda, giornalmente cercano di creare il piu’ “esagerato” allarmismo possibile facendo intendere che il governo sia sempre sull’orlo del tracollo. Seppure la realtà clamorosamente li smentiscano, imperterriti continuano. Questo e’ il giornalismo italiano che sta facendo del tutto perche’ l’Italia faccia compagnia alla Grecia e al Portogallo. Siamo il Paese in cui da anni e’ stata orchestra un’ampia e violenta campagna contro Berlusconi ed il suo governo a base di “intercettazioni illegali” (in Inghilterra va in galera chi illegalmente intercetta) e atti processuali diffusi con tempestività dalla stampa dato che riceve le “veline” dalle procure. L'obiettivo è di abbattere il “tiranno” con processi e scandali giornalistici. Da quando ho l’età’ della ragione, ho capito che noi italiani siamo dei “autolesionisti” ed in questo particolare momento storico lo siamo in maniera esagerata. Berlusconi non vede l’ora di dire: “Arrangiatevi da soli, visto che gridate tanto di esserne capaci!”. Quello che non capiscono gli “antiberlusconiani” è che, se Silvio all’improvviso se ne andasse, l’Italia precipiterebbe nel baratro del caos politico e della speculazione finanziaria momdiale. Nonostante che il nuovo segretario del Pdl Angelino Alfano lo candidi per il 2013, lui non ne vuol sapere. E’ consapevole che mai sarà un“politico”. Del politico gli manca la “doppiezza”, la “furbizia” e il “cinismo”. Berlusconi e’ molto meglio di come viene rappresentato, non e’ uno “snob spocchioso”, non fa l’aristocratico come succede spesso a chi ha un pur minimo potere. Lui e’ un “ingenuo” parla con il “nemico” come parlerebbe con un amico e dice le cose come stanno. Dimentica il principio basilare della politica: la verità non si dice mai, si racconta sempre la cosa piu’ conveniente. Piu’ che un’intervista e’ stata una chiacchierata improvvisata con il “nemico” giornalista Claudio Tito de “La Repubblica” che non ha perso occasione per pubblicarla. In quella “amichevole” chiacchierata Berlusconi ha dimostrato uno straordinario senso della realtà e capacità di sintesi. Del Fli ha detto che, fallito l’assalto del 14 dicembre per farlo fuori, ormai e’ “inesistente” ed ogni giorno viene abbandonato da qualcuno, il loro progetto politico e’ il “vuoto” assoluto. Gianfranco Fini, una volta non piu’ presidente della Camera, ritornerà ad essere uno “qualunque” come lo era prima che fosse “sdoganato” da Berlusconi. A proposito di Casini, dice che o va da solo con il terzo polo, o si “apparenta” con il Pdl, quando sarà sicuro che il premier non sarà Berlusconi. Non può andare a sinistra, altrimenti perde due terzi dei suoi elettori. La legge elettorale resta quella che c’e’ perche’ i grandi partiti, Pdl e Pd, non hanno alcun interesse a cambiare una legge che da loro un sostanzioso premio di maggioranza. Al giornalista che gli chiede di Tremonti, “ingenuamente” risponde dicendo la pura verità: “Lui pensa di essere un genio e crede che tutti gli altri siano dei cretini. Lo sopporto perché lo conosco da tempo e va accettato così. È carattere. Ma alla fine non può fare niente. Anche lui: dove va?” Anche questa volta Berlusconi non ha dimostrato di essere una persona “normale”. Uno come lui, che e’ sempre nel mirino di certi giornali, tipo “La Repubblica”, pronti a deformare e invelenire qualunque sua frase, anche la piu’ innocente, rilascerebbe interviste solo ricevendo domande scritte, dando risposte scritte, con diritto di leggere l’intervista e approvarla prima della pubblicazione. Ma bisogna riconoscere che stavolta Claudio Tito si e’ comportato correttamente.