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venerdì 9 settembre 2011

La tragicomica "sceneggiata" della manovra finanziaria.

In due settimane il governo ha commesso una serie spaventosa d’errori. Aveva pensato di toccate le pensioni, ma poi si e’ rimangiato tutto. Aveva rinunciato impaurito dalla reazione, ma poi ci ha di nuovo “ripensato”. Ha dato occasione agli enti locali di formare un fronte comune, con sfilate di sindaci d’opposta fazione, ed anche qui’ ha fatto in “parte” dietrofront. Aveva deciso che i redditi più alti avrebbero dovuto “giustamente” pagare il “contributo di solidarietà”, ma ha cambiato subito idea, salvo poi “parzialmente” ripensarci. Ha fatto arrabbiare tutti senza ottenere quasi niente. Invece si sarebbe dovuto dire chiaramente che anche i cosiddetti “diritti acquisiti” possono essere toccati, e che l’età pensionabile “deve” essere modificata ed anche Bossi deve capirlo. Ora si promette il carcere agli evasori, commettendo l’ennesimo errore. Quando gli si metterà le manette all’evasore? Quando vuole l’Agenzia delle entrate? Oppure lo si sbatte in galera dopo la condanna definitiva? Campa cavallo! Ammesso poi che la lentezza della magistratura ci si riesca. E dove li mettiamo? Le carceri sono strapiene. Ai domiciliari sulle loro barche o dentro le ville intestate a società “off shore”? E sai che paura che si mettono! In Italia il governo si paralizza di fronte a chi protesta. Anche se il recente sciopero generale della CGIL, del Pd e dell’Idv e’ stato un “fiasco” colossale in partecipazione. Il comizio di Susanna Camusso, segretaria della Cgil, e’ terminato intonando una versione moderna di “Bella Ciao”. Ma che “ciazzecca”? Chi sarebbe “l’invasore”? Un sindacato che pensa ancora di vivere fra i “partigiani”, che preferisce la “protesta” alla “solidarietà’”, è uno dei pezzi dell’Italia “peggiore” che dobbiamo lasciarci alle spalle. Ma il “bello” e’ che i cittadini dicono di volere le riforme. Il governo ci prova, ma poi i cittadini protestano. Allora il governo fa marcia indietro, ma il popolo insiste nel chiedere di nuovo le riforme. Il governo le promette, ma si guarda bene dal realizzarle, ragione per la quale, il popolo protesta. E’ il cane che si morde la coda. La manovra? Tagliare sì, ma ad altri. Togliere qualche vantaggio sì, ma ad altri. Riformare le pensioni sì, ma senza cambiare nulla. Aumentare le entrate sì, ma senza aumentare le tasse. Con la “sceneggiata” della manovra finanziaria si e’ avuta la riprova che il Primo Ministro conta come il due di coppe quando a comandare e’ un’altra carta. E’ una situazione “paradossale” che dispiace alla stessa maggioranza. E’ evidente a tutti che il Pdl ha dimostrato di non “appiattirsi” sul governo, ma di svolgere fino in fondo la sua funzione di partito politico di maggioranza, che non vuol dire “servo” dell’esecutivo che sostiene, ma vuole dare un contributo decisivo a superare il momento di grave difficoltà. Non deve sorprendere la crisi che attanaglia la coalizione governativa evidenziata dal “pasticcio” della manovra che pur e’ stata approvata ala Senato. La maggioranza, ed in particolare il Pdl, non e’ mai riuscita ad applicare il suo programma come la ricostruzione sociale nazionale, la modernizzazione delle istituzioni, il rinnovamento economico soprattutto per far fronte alla globalizzazione dei mercati. Il centrodestra avrà un futuro se ritornerà allo spirito del 1994. Sin da quel tempo si doveva avere piu’ “pragmatismo” politico. Berlusconi, per non aver saputo imporsi su alcune riforme strutturali dello Stato, che pure aveva promesse andando al governo, rischia che la Storia gli imputi (ingiustamente) tutte le colpe per l’attuale situazione italiana. Del tracollo dell’Italia, sarebbe ricordato come il maggior responsabile, facendo finalmente felici le opposizioni. Berlusconi doveva avere piu’ coraggio “decisionale” nel momento in cui si assumeva l'onere di guidare il cambiamento per raggiungere l’obiettivo. Non è andata così. L’occasione è stata sprecata e chi poteva dargli una mano ha pensato solo e soltanto di farsi i fatti propri.

Umberto Bossi ha stufato, va "rottamato".

Umberto Bossi, 70 anni tra un mese, e’ sempre più rozzo, più triviale, insolente e rabbioso, con i gestacci e con le offese, contro alleati, colleghi di partito, avversari, giornalisti, la bandiera e l’inno nazionale e persino rappresentanti delle istituzioni. Ma rimane “omertoso” sugli sprechi “romani” di cui anche lui ne gode i benefici. Sostiene gli enti locali, roccaforti “leghiste” nelle province del “profondo” Nord. E’ arroccato in difesa delle pensioni di anzianità. Il “condottiero lumbard”, ridicolamente in canottiera o con la camicia verde con le maniche rotolate, ha reagito “rozzamente” di fronte alle recenti batoste elettorali, da Milano a Gallarate, e alle sconfitte politiche e ai recenti fischi ricevuti in Cadore durante la festa di compleanno di Giulio Tremonti. Oramai Bossi ha perso la sua “credibilità” presso gli imprenditori, le categorie produttive, i sindacati e persino degli elettori del suo partito e quelli del Pdl. Per il bene della Lega e dell’Italia e’ auspicabile che Roberto Maroni diventi al piu’ presto il nuovo segretario della Lega. Maroni ha dato convincente prova di essere un “leader” vero, persino apprezzato anche a sinistra. Certo, non è ipotizzabile, nell'immediato, una “rottamazione” traumatica di Bossi che, contestato dalla base, continua a urlare come un “ossesso” contumelie, un giorno contro la Montalcini e l'indomani contro Brunetta e il funambolo “Pier Furby” Casini. Ormai la confusione, le divisioni, le aspre polemiche, nel PDL e nella Lega, sollecitano, urgentemente, la “ridefinizione del progetto politico” che ha fatto vincere la coalizione nel 2008, che ormai sembra un secolo fa. E’ un compito che deve essere svolto dal segretario del Pdl Angelino Alfano e da Roberto Maroni. Dovranno accantonare i gruppi dei dirigenti “autoreferenziali” del PDL e della Lega. Dovranno prendere le distanze da tutti gli enti “foraggiati”, irresponsabilmente, da tutti i governi, succedutisi negli ultimi 30 anni. Alfano e Maroni dovranno parlare al Paese, con chiarezza, sottolineando la loro ferma volontà di rinnovare tutti i vertici da quelli “centrali” a quelli “periferici”. Dovranno costituire un nuovo e moderno partito di centrodestra in linea con il “partito popolare europeo” e, soprattutto, che sia in grado di rilanciare (in vista delle elezioni della prossima primavera o tra 2 anni) gli obiettivi, ambiziosi, annunciati nel 2009, con la fondazione del PDL, ma poi abbandonati, dopo la rottura traumatica tra Berlusconi e Fini. Alfano e Maroni sanno benissimo che Berlusconi e Bossi non si ripresenteranno come “leader” alle prossime elezioni politiche. Ma per evitare che per la successione si scateni una sanguinosa guerra intestina nel Pdl e nelle Lega, “strategicamente” dicono il contrario.

Il Pd partito "moralmente" superiore? Ma faccia il piacere!

Me lo domando spesso come mai possa esserci ancora un quinto circa dell’elettorato italiano che voterebbe per il Pd, un partito “inesistente” che non può essere alternativa di governo per l’assenza di un programma, di una strategia politica e di una classe dirigente degna di questo nome. C’e’ una sola risposta: e’ il “feroce” antiberlusconismo che tiene incollati questi elettori al partito “fantasma”. Non è importante la verità, ma quello che la gente crede essere vero e questo è il “gioco vincente” della sinistra: divulgare una quantità di menzogne e convincere della loro veridicità la gente, i politici, i media. Oggi la sinistra, ed in particolar modo Bersani, non è nella condizione di censurare chicchessia, e men che meno Berlusconi. Il caso Penati ha “certificato” che la sinistra non e’ (non lo e’ mai stata) “moralmente superiore” a nessuno. Si racconta che Penati fosse il braccio destro di Bersani segretario del Pd, e’ credibile che quest’ultimo non sapesse nulla di cosa stesse combinando il primo? La magistratura presume che Penati ha raccolto molti milioni di euro in modo illegale approfittando della sua posizione politica, non per se ma per il partito, “infischiandosene” della lezione di Mani Pulite, anzi confidando che, come allora, il Pd ne restasse immune, salvato dalla cosiddetta magistratura di sinistra. Presubilmente tutti quei soldi Penati l’avrebbe sottratti a tutti gli italiani. Nonostante tutto questo, Bersani continua a chiedere le dimissioni del governo Berlusconi. E’ il solo rimasto a farlo. Non si rende conto questo “buonuomo” che si trova in braghe di tela? Il Pd, tramite Penati, probabilmente ha “frodato” la comunità nazionale per finanziare il partito. Bersani ha dimostrato di essere un segretario di partito non all’altezza della situazione. Impossibile che “non poteva non sapere” oppure che non si sia accorto dei “maneggi” che il suo braccio destro stava compiendo contro la legge. Se sapeva, e’ colpevole come Penati e, dunque, anche lui dovrebbe dimettersi. Se Penati invece faceva tutto a sua insaputa, Bersani dimostrerebbe la sua incapacità a gestire il suo partito e quindi, il minimo che dovrebbe fare sarebbe di dimettersi da segretario. Oltre a non saper controllare ciò che accade nel suo partito Bersani lo ha trasformato in una “babele” che non ha precedenti. Anche nel centrodestra non si scherza, ma niente può paragonarsi alle mille anime e alle mille contraddizioni che caratterizzano il Pd. Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da sbellicarsi dalle risate.