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sabato 24 settembre 2011

E' in atto una sanguinosa lotta "fratricida" e il "suicidio" collettivo.

Sul “Corriere della Sera” del 4 marzo 2003 Silvio Berlusconi dichiarò che: “Questi giudici sono doppiamente matti! Per prima cosa, perché lo sono politicamente, e secondo sono matti comunque. Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana”. Ora sappiamo che non fu un puro e semplice sfogo ma, visto il modo di agire di certa magistratura, era un’analisi esatta. E quella dichiarazione, certi magistrati, se l’hanno legata al dito ed hanno intensificato l’accanimento per “assassinare” politicamente (ma non solo) Berlusconi. E’ stato un “furibondo assalto” quello dei magistrati di Napoli che, pur non avendone competenza, hanno effettuato piu’ di 100mila intercettazioni (quanti spacciatori di droga sarebbero ancora in circolazione se si fossero dedicate loro centinaia di migliaia d’intercettazioni telefoniche?), hanno sistematicamente violato il segreto istruttorio e non hanno rispettato i diritti costituzionali. Intercettazioni tantissime. Prove pochissime. Tutto e’ servito solo per fare “audience” e per far vendere qualche copia in più ai giornali italiani e stranieri. E tutto in nome del Popolo italiano. “E soprattutto a sue spese”. Ma ai magistrati che importa? L’obiettivo politico e media¬tico, complici stampa e tv, è stato raggiunto. Berlusconi e’ stato “sputtanato” alla grande in Italia ed in tutto il mondo. Cosa importa se la borsa ha “bruciato” qualche milione di euro nell’ipotesi di un premier in manette? Chi pagherà adesso? A questo punto Berlusconi deve fare una sola cosa: “non mollare”. Quello che avrebbe dovuto fare era di dimettersi appena dopo aver vinto le elezioni del 2008. In questo momento gli italiani starebbero ancora cercando disperatamente un “premier” senza trovarne uno. Mentre se ora Berlusconi si dimettesse, gli darebbero la colpa della crisi economica mondiale. Le ultime “sconcertanti” azioni giudiziarie contro Berlusconi sta facendo cambiare idea a molti. Sta producendo un “boomerang” presso l’opinione pubblica in generale ed in particolare tra gli elettori di centrodestra, anche tra chi non ha mai risparmiato critiche al premier, come l’aver evidenziato i suoi “limiti politici”, messo in evidenza la totale “imprudenza” nella sua vita privata e l’assenza di “tatto istituzionale”. È un segnale che dovrebbe far riflettere: significa che si è oltrepassato ogni limite. Tutti ormai sono consapevoli che se Berlusconi cadrà, il Paese finirà completamente nel caos per l’assenza di una concreta alternativa che possa sostituirlo. Ma il “berlusconismo”, come espressione politica sociale moderata, torneremo’ più forte che prima anche senza Berlusconi e questo e’ evidente sempre di piu’ ogni giorno dalle parole e dall’azione di Angelino Alfano. Voglio pero’ essere chiaro a scanso di ogni equivoco. Nessuna democrazia può essere governata da chi nella vita privata è dedito alle orge e passa ore al telefono con personaggi “mezze calzette” squalificate. E’ impossibile che poi gli effetti non si trasferiscano sulla vita pubblica. Tutto questo, però, deve essere portato davanti ad un solo tribunale: “quello elettorale”. Sono gli elettori a dovere stabilire se il bilancio di chi li ha governati è attivo o passivo, anche mettendo nel conto lo stile di vita. Questo non è solo legittimo, ma “doveroso”. Invece si pretende di risolvere la questione in sede penale e chi se ne occupa usa “trucchi”, come quello di pretendere d’interrogare “una falsa vittima”, per poi trasformarla in “un vero indagato” per incriminarlo di “sfruttamento della prostituzione” e, quindi, “arrestarlo”. Questo era il “trappolone” che volevano tendergli i magistrati di Napoli. Hanno diffuso migliaia di intercettazioni “che la legge proibisce”. Tutto questo e’ “illegittimo ed illegale”, solo l’elettorato ha il “potere” di “condannare” o “assolvere”: gli aspetta di diritto. La sinistra e le opposizioni, assecondando il gioco “assassino” della magistratura si rivelano un manipolo di “squadristi” che per giunta “pretendono” che il loro “nemico” si uccida volontariamente. Per l’interesse nazionale, il Presidente della Repubblica dovrebbe essere favorevole al decreto legge per proibire la pubblicazione delle intercettazioni che si dovrebbe usare per indagare e mai pubblicarle. Invece Napolitano pone il “veto”, per prolungare la lotta “fratricida” e il “suicidio” collettivo. La vita politica italiana e’ completamente impazzita. Poche settimane fa tutti i titoli, dei giornali e delle televisioni, riguardavano la crisi economica e l’opposizione la prendeva a pretesto per denigrare il governo e evidenziarne la sua incapacità ad affrontarla. Tutto questo poteva essere considerato ancora nell’ambito della legittimità democratica. In questi giorni, la crisi economica mondiale è quasi sparita dai media, come se, miracolosamente, l’uragano si fosse allontanato dall’Italia. Ma sappiamo che non e’ cosi’. Oggi l’informazione preferisce interessarsi delle “escort” di Berlusconi. Il Paese è sommerso dalla “monnezza” piu’ triviale. Mai la stampa aveva raggiunto livelli così bassi. I giornalisti che si reputano “eccelsi professionisti” dovrebbero vergognarsene. “A nessuno importa dell’immagine dell’Italia che si sta diffondendo in tutto il mondo”. Il patriottismo per il 150esimo dell’unita’, di cui molti si riempiono la bocca (soprattutto la sinistra), è solo di facciata: se ne fregano altamente per cercare di “abbattere” Berlusconi. “L’Unita’” ha voluto “deridere” la lettera (senza pubblicarla) che Berlusconi ha inviato al direttore del “Foglio” Giuliano Ferrara, lettera che, praticamente, era rivolta a tutti gli italiani. Si tratta di una forte denuncia dello stato di degrado in cui versa la democrazia in Italia. Non funziona ed è malata gravemente. La magistratura pretende di fare il bello ed il cattivo tempo e di cancellare ogni legge o regola che non condivide. La lettera di Berlusconi e’ una “denuncia” è un “grido” affinché sia udito e compreso nella sua forza e nella sua drammaticità. La nostra democrazia è “agonizzante” e, sicuramente, il grido e la richiesta di aiuto di Berlusconi non cadranno nel vuoto. Ma, alla fine, la sorte di Berlusconi ha poca importanza. La situazione è gravissima e non preoccupano tanto i guai attuali dell’Italia, quanto il fatto che potrebbe accadere di molto peggio.

Quanti uomini italiani vanno a "puttane"?

Scritto da Paolo Della Sala



Una buona parte dei maschi italiani è caduta almeno una volta in questo vizietto. Questo si evince dalle statistiche e andando in alcune strade di notte. Secondo il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio, in Italia sono “9 milioni” i clienti delle prostitute, stimate in “70 mila”, di cui più della metà straniere e moltissime “minorenni”, con un giro d’affari di circa 90 milioni di euro al mese. Facciamo due conti. Gli italiani sono 60 milioni, togli la metà delle donne, quindi i bambini, gli anziani, i preti, i giovani appena fidanzati e sposati, quanti restano? 10 milioni? Ecco, quindi “tutti” gli uomini vanno a prostitute. Forse non proprio tutti sono andati a “prostitute”, ma certo suona strano che i lettori de “La Repubblica” de “Il Fatto” e dell’ “Espresso” siano una sorta di una setta di “Santi laici”, di nuovi “Skoptsy”, coloro che si “castravano” allo scopo di non cedere alle tentazioni della carne. Erano russi del '700. Spero che a La Repubblica, Il Fatto e L'Espresso non siano degli Skoptsy. Immagino che i lettori e redattori di Repubblica- Fatto-L’espresso non siano dei Superuomini, e nemmeno dei “pretini” in stile “Ieri Oggi e domani” di Vittorio de Sica. Se dunque il quadro è questo L'Espresso dice al “mondo intero” che Berlusconi va a “donnine” (come lo fa la maggioranza dei maschi italiani). A questo punto l'operazione suona illogica. Se tu (che sei un ladro) dici a un ladro che anche il sindaco della città è un ladro forse lo rendi più ladro di prima, forse no. Verosimilmente tutto rimane come prima. A meno che non ci siano persone (i lettori e redattori di Repubblica-Il Fatto-L'Espresso?) che, pur andando a “mignotte”, con le stesse percentuali del resto degli italiani, non si sentano invece “schizofreneticamente” diversi dagli altri, così da poter condannare alla “lapidazione” Silvio Berlusconi. Mentre lanciano la prima pietra, di notte continuano a peccare come sempre, come tutti noi comuni mortali. Sono “papisti” rossi, non sono degli “Skoptsy”: non si “castrano”, ma “castrano gli altri”, a partire dalle teste dei loro lettori. Sono sempre pronti a concedere l’Indulgenza universale nei confronti di se stessi, mentre intanto emettono catastrofici “Giudizi Universali” nei confronti degli altri. In una società ormai priva di ogni direzione etica, anche grazie al loro "progressismo", tutto ciò suona beffardo e suicida, col risultato che il Pd affonda per mano dei suoi stessi “psicologi”. Gli italiani in fondo non sono così tanto “ipocriti” e tra i “papi” e gli “antipapi” scelgono i “papi”, difetti inclusi, anche se costoro si chiamano Borgia o Berlusconi, visto che gli “antipapi” sono “peggiori” dei papi.

Quanti uomini italiani vanno a "puttane"?

Scritto da Paolo Della Sala


Una buona parte dei maschi italiani è caduta almeno una volta in questo vizietto. Questo si evince dalle statistiche e andando in alcune strade di notte. Secondo il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio, in Italia sono “9 milioni” i clienti delle prostitute, stimate in “70 mila”, di cui più della metà straniere e moltissime “minorenni”, con un giro d’affari di circa 90 milioni di euro al mese. Facciamo due conti. Gli italiani sono 60 milioni, togli la metà delle donne, quindi i bambini, gli anziani, i preti, i giovani appena fidanzati e sposati, quanti restano? 10 milioni? Ecco, quindi “tutti” gli uomini vanno a prostitute. Forse non proprio tutti sono andati a “prostitute”, ma certo suona strano che i lettori de “La Repubblica” de “Il Fatto” e dell’ “Espresso” siano una sorta di una setta di “Santi laici”, di nuovi “Skoptsy”, coloro che si “castravano” allo scopo di non cedere alle tentazioni della carne. Erano russi del '700. Spero che a La Repubblica, Il Fatto e L'Espresso non siano degli Skoptsy. Immagino che i lettori e redattori di Repubblica- Fatto-L’espresso non siano dei Superuomini, e nemmeno dei “pretini” in stile “Ieri Oggi e domani” di Vittorio de Sica. Se dunque il quadro è questo L'Espresso dice al “mondo intero” che Berlusconi va a “donnine” (come lo fa la maggioranza dei maschi italiani). A questo punto l'operazione suona illogica. Se tu (che sei un ladro) dici a un ladro che anche il sindaco della città è un ladro forse lo rendi più ladro di prima, forse no. Verosimilmente tutto rimane come prima. A meno che non ci siano persone (i lettori e redattori di Repubblica-Il Fatto-L'Espresso?) che, pur andando a “mignotte”, con le stesse percentuali del resto degli italiani, non si sentano invece “schizofreneticamente” diversi dagli altri, così da poter condannare alla “lapidazione” Silvio Berlusconi. Mentre lanciano la prima pietra, di notte continuano a peccare come sempre, come tutti noi comuni mortali. Sono “papisti” rossi, non sono degli “Skoptsy”: non si “castrano”, ma “castrano gli altri”, a partire dalle teste dei loro lettori. Sono sempre pronti a concedere l’Indulgenza universale nei confronti di se stessi, mentre intanto emettono catastrofici “Giudizi Universali” nei confronti degli altri. In una società ormai priva di ogni direzione etica, anche grazie al loro "progressismo", tutto ciò suona beffardo e suicida, col risultato che il Pd affonda per mano dei suoi stessi “psicologi”. Gli italiani in fondo non sono così tanto “ipocriti” e tra i “papi” e gli “antipapi” scelgono i “papi”, difetti inclusi, anche se costoro si chiamano Borgia o Berlusconi, visto che gli “antipapi” sono “peggiori” dei papi.