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venerdì 9 dicembre 2011

L'egemonia sull'Europa e' il chiodo fisso della Germania.

Sono in molti ad indicare Carlo Magno (742/814) il primo “padre” dell’Europa unita. Il territorio da lui governato era il “cuore d’Europa” e cioè l’Italia, la Francia e la Germania. Nell’Europa Unita di Carlo Magno non si sviluppò un sentimento “identitario”, tra i suoi abitanti nessuno si sarebbe mai definito “europeo”. Ma con le sue leggi, le sue istituzioni, la sua organizzazione politica, contribuì a creare una “base” comune, che diede una sorta di “imprinting” ai paesi che ne facevano parte, nonostante che alla fine dell’impero di Carlo Magno imboccarono strade molto diverse. I francesi ed i tedeschi da sempre si disputano la primogenitura del Sacro Romano Impero, ma invano perche’ Carlo Magno non può essere considerato ne’ francese ne’ tedesco poiché i due popoli all’epoca non erano ancora formati. Infatti, iniziarono a costituirsi dopo l’843 in seguito allo smembramento dell’impero carolingio. Ma e’ da sempre che sulla storia dell’Europa pesa il “fantasma” della Germania, di una Germania che ha la pretesa di essere l’erede di Carlo Magno e si e’ posta l’obiettivo di affermare l’egemonia sull’Europa. E che, alla fin fine, con questa sua “vocazione egemonica” e’ stata all’origine delle grandi crisi dell’Europa, a cominciare dalle due guerre mondiali. Quel che succede oggi, in campo economico/finanziario, in realtà e’ il risultato dell'eterna tendenza della Germania ad affermarsi come “guida del continente”. Usando, di volta in volta, strumenti diversi: le armi o la politica economico/finanziaria o lo “spread”. Sempre in nome dell’interesse nazionale. La costruzione della Germania fu il grande capolavoro di Bismarck, che, alla guida della Prussia, sconfiggendo Napoleone III nel 1870, realizzò l’unità tedesca. Il “cancelliere di ferro” costruì un sistema di alleanze che doveva ruotare attorno alla Germania e che avrebbe dovuto garantirgli il dominio europeo e Berlino sarebbe stata al centro di tutte le decisioni concernenti la politica internazionale. Un tentativo, in altre parole, di disegnare un’Europa funzionale alla Germania. Si sa come andarono in seguito le cose. Lo scoppio della prima guerra mondiale fu una conseguenza della cosiddetta “pace armata” ovvero della combinazione fra sistemi di alleanze contrapposti e la corsa agli armamenti. La storia del dopoguerra mise in risalto, ancora una volta, l’eterno conflitto tra una Francia vincitrice e preoccupata di isolare l’eterna rivale per impedirne la resurrezione, e una Germania decisa a recuperare un ruolo importante e di “leadership” politica nel continente europeo. La ripresa tedesca, politica e militare oltre che economica, ci fu con Hitler e il “nazionalsocialismo” e questo fece rinascere la “vocazione egemonica” tedesca su tutta l’Europa. E fu all’origine della “tragedia” della seconda guerra mondiale. Per merito degli eserciti alleati venne la fine del sogno “nazista” di un’Europa unificata sotto le bandiere con la “svastica” e asservita all’ideologia del “nazionalsocialismo”. Poi il dopoguerra. La spartizione della Germania con la creazione delle due Germanie. L’impegno europeista di Adenauer. L’accordo con De Gaulle che metteva una pietra tombale sull’eterno conflitto franco/tedesco, ma gettava le basi di un vero e proprio “asse”, sempre a “vocazione egemonica”, alle origini dell'attuale “direttorio” Sarkozy/ Merkel. Le vicende ultime, di questi giorni, confermano che la Germania aspira, ancora una volta, a “riaffermare il primato” in Europa e a disegnare un’Europa che sia in funzione degli interessi tedeschi politici ed economici. La realtà odierna e’ “tristemente” questa. La Germania, pur a costo di destabilizzare il sistema Europa, punta ad assicurarsi un “ruolo egemone” in forza della sua economia in grado di crescere più agevolmente e rapidamente di altre nazioni. Il comportamento della Germania, insomma, risponde a una logica che affonda le radici in un passato lontanissimo e in una “vocazione antica” e questo e’ un grave pericolo per la rinascita del “nazionalismo” che si pensava morto e sepolto da tempo. Gira voce che dal 30 novembre 2011 la Germania abbia iniziato a stampare di nuovo i “Marchi” con la data del 2012. Vuole dare un calcio all’euro e all’Europa se non si farà come la Merkel vuole.

Bastera' attendere, il tempo e' galantuomo ed e' il miglior giudice.

Dalle dimissioni di Berlusconi, secondo gli “sciocchi”, non poteva che derivarne altro che bene. Invece se avessero lasciato al governo Berlusconi, oltre due mesi fa, di emanare quel decreto che Napolitano non gli consentì di fare, oggi all’Italia non sarebbero piovute addosso la “gragnola” di tasse che causeranno la diminuzione dei consumi, farà aumenterà la recessione e per autodifesa “incentiverà” di piu’ l’evasione fiscale. Peccato che Berlusconi non abbia avuto la forza e il coraggio di battersi contro la “trappola” tesa da Napolitano che oggi dice che la manovra Monti e’ giunta in “extremis”. Il consiglio dei Ministri all’unanimità era a favore del decreto. Bastava che lo emanasse e la storia per l’Italia sarebbe andata assai meglio di quanto le toccherà patire nei mesi futuri. All’Unione Europea e alla Banca Centrale Europea i provvedimenti che Berlusconi avrebbe presentato con quel decreto sarebbero bastati. E nel frattempo sarebbe arrivata, anche con il governo Berlusconi in carica, quel “parziale” ripensamento della cancelliera Merkel, la quale si e’ convinta che continuare con le sue “irrazionali decisioni”, avrebbe provocato un danno grave anche ai tedeschi. Come pure sarebbero ugualmente arrivati gli interventi delle più forti banche centrali a sostegno dell’euro. Poiché, infatti, la crisi non e’ stata causata dall’Italia (e tanto meno da Berlusconi come “spudoratamente” si e’ voluto far credere), ma e’ una crisi che riguarda la debolezza dell’euro, una moneta non protetta dalla Banca Centrale Europea, solo gli “sciocchi” in malafede possono pensare che tutto questo si e’ messo in moto non appena e’ comparso sulla scena il governo Monti. Monti in questo gioco così complesso vale assai poco, come assai poco valeva Berlusconi. Il problema e’ cosi’ grave e complesso che non può essere risolto da una nazione singola, ma dall’intera Europa Unita. L’unico ad aver azzeccato una mossa positiva e’ stato Mario Draghi che, con la decisione di abbassare il costo del denaro, ha stimolato la crescita e combattuto la recessione. Questo intervento e’ stato molto importante perche’ sostenere l’euro e’ sostenere l’Europa e questo e’ un vantaggio per tutti, visto che il crollo dell’euro e dell’Europa avrebbe stravolto uno dei mercati più importanti del mondo. La manovra del governo Monti e’ la più “recessiva” della storia repubblicana e porterà a una contrazione del PIL (Prodotto Interno Lordo: la ricchezza che si produce) nel 2012, ben di più di quella sinora stimata. Con il risultato che, se il debito si ridurrà di pochi miliardi, il “deficit” aumenterà per la massiccia contrazione dei consumi e, quindi, del Pil. I sacrifici imposti da un governo, nominato e non votato, saranno, perciò, non solo “inutili”, ma addirittura “controproducenti”. Se il governo dei “cervelloni” continuerà a partorire soltanto questi provvedimenti, qualsiasi persona si può candidare a presidente del Consiglio, che a imporre solo nuove e più pesanti tasse non e’ necessario aver studiato alla Bocconi, e’ sufficiente essere un “deficiente” qualsiasi. Questa manovra, se fosse stata annunciata dal governo Berlusconi, avrebbe provocato la rivoluzione in piazza, con morti e feriti. Probabilmente la Repubblica non sarebbe sopravvissuta. E questo significa che il giudizio su un’identica legge “cambia” a secondo da chi la propone. E se Berlusconi si fosse dimesso per renderla possibile? Mario Monti ha detto che mancano i provvedimenti sul lavoro perché non si e’ avuto il tempo di studiarli (ci faccia il piacere!) ma che saranno in programma “piu’ tardi” quando ci sarà stata la “concertazione” con i sindacati, e se i sindacati fossero in disaccordo (cosa più che probabile) il governo li applicherebbe lo stesso? Ma e’ sicuro Monti che sarà ancora in carica, quando avrà finito di concertare? Quel ch’è certo e’ che al riguardo non ha fatto niente eppure era “urgentissimo” e “prioritario” per il rilancio economico. Contano i fatti: le parole stanno a zero. Monti ha detto che il decreto deve essere chiamato “salva Italia” perche’ rassicurerà i mercati e darà impulso all’economia italiana. Se sarà cosi’ onore a lui e al suo governo. Se non ci riuscirà l’Italia si troverà peggio di prima. L’Italia aveva già una pressione fiscale altissima ed ora sarà piu’ pesante. Ha un’amministrazione Pubblica “demenziale”. L’amministrazione della Giustizia e’ “inefficiente”. Ha un mercato del lavoro “ingessato”. Ha costi dell’energia “superiori” alla media. Ora con questo decreto si punisce l’iniziativa privata, si scoraggia il risparmio e s’incentiva l’evasione fiscale. Monti e’ un abile “teatrante” e con la sua “flemma” vuol “turlupinare” tutti gli italiani. Ha appena ricevuto, “senza alcun merito”, il vitalizio di senatore a vita (25mila euro mensili) che e’ ben più alto di quello del Primo ministro a cui ha “rinunciato”. Sarebbe stato veramente apprezzato se avesse preso la remunerazione di primo ministro, che durerà al massimo 18 mesi, e avesse rinunciato al seggio di senatore visto che la remunerazione sarà a vita. Professore Monti: “‘ca niuscino e’ fesso”.