Powered By Blogger

martedì 15 maggio 2012

Una notizia volutamente fatta passare in "sordina".


Appena scese in politica (1994) l’“Economist” giudicò Berlusconi “unfit” a guidare l’Italia per la sua “presunta vicinanza” a Cosa nostra. Nella vita quello che conta sono i fatti. Il governo Berlusconi, il suo ministro degli Interni Maroni e il guardasigilli Alfano, hanno fatto una lotta senza quartiere ai boss mafiosi colpendoli in ciò che sta a loro più a cuore: i quattrini. Il Procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, alcuni giorni fa alla trasmissione radio “La Zanzara” ha detto: “Darei un premio speciale a Silvio Berlusconi e al suo governo per la lotta alla mafia. Ha introdotto delle leggi che ci hanno consentito di sequestrare in tre anni moltissimi beni ai mafiosi. Siamo arrivati a quaranta miliardi di euro”. Ora vedrete che interverrà Michele Santoro nella sua trasmissione “servizio pubblico” e analizzerà tutte le leggi che hanno portato a questo incredibile successo sulla mafia del Governo Berlusconi e vedremo quale sarà la sua conclusione. Come potrà “sbugiardare” il procuratore Grasso? Se lo facesse passerebbe per “cretino”. Pensate un po’ quante “fandonie” i media e il centrosinistra hanno potuto raccontare in questi ultimi diciassette anni. La dichiarazione del procuratore Grasso è passata in “sordina” perché i “giovani” non devono sapere che sono stati cresciuti non con “il pane quotidiano”, ma con la “menzogna giornaliera”. Berlusconi era un mafioso, un truffatore, un evasore delle tasse ecc. ecc. Bisognava che ogni giorno apparisse sui media qualche cosa che lo accusasse perché a forza di calunniare, alla fine, molti ci credono. Gli sono stati messi alle calcagna oltre mille magistrati e costretto a difendersi in venticinque processi tutti terminati favorevolmente per lui. Lo scopo era di “distruggerlo”, ma dai e dai tutto è finito a “schifio”, anche per i calunniatori. Ci sarebbe da crepare dalle risate se non ci fosse da piangere. Quando Berlusconi era “primo ministro” giornalmente veniva “bastonato” politicamente da tutte le Istituzioni e i media diffondevano sul suo conto le notizie più “false” in tutto il mondo e l’Italia “regolarmente” veniva “sputtanata”. Oggi che Berlusconi è soltanto un membro del Parlamento, gli viene riconosciuto il suo “valore politico” di quando era “primo ministro”, ma tutto deve restare in “sordina”. Nessuno deve saperlo. Che scherziamo? Parlare bene di Berlusconi non si può! Sei un criminale e meriteresti essere “lapidato”!

Mario Monti deve accelerare sulle riforme costituzionali.


Come può partire la “fase due”, quella della crescita, quando si è creato sconforto e pessimismo in tutto il Paese e, soprattutto, nel settore produttivo? Gli imprenditori si suicidono e le fabbriche chiudono. Così non si crea il lavoro per nessuno, neppure la ricchezza che servirebbe per cercare di pagare il debito pubblico ed è per questo che lo “spread” non accenna a diminuire, i mercati non hanno fiducia delle “manovre” del governo italiano. Mario Monti è stato nominato senatore a vita non si sa per quali meriti, come non si sa per quali meriti sia stato scelto a fare il Presidente del Consiglio. Abbiamo notato che è “allergico” alle critiche. Le sue reazioni sono state “arroganti e presuntuose” nei confronti di chi “osa” sollevare dubbi sulle scelte del suo governo, o nei confronti di chi “osa” suggerire ipotesi diverse da quelle elaborate dai “cosiddetti tecnici” che lo circondano, ma che, alla prova dei fatti, dimostrano l’enorme distanza che c’e’ tra le teorie e l’applicazione concreta. Gli ultimi attacchi li ha riservati al PdL e ad Alfano “colpevoli” di chiedere che le imprese, che vantano crediti dallo Stato, possano decurtarli dalle loro tasse. Monti è stato così “brutale e arrogante” che è stato costretto a rettificare mettendoci una pezza peggiore del buco tanto da far dire a Berlusconi che “questo governo c’è ostile e forse è giunto il momento di uscire dalla maggioranza”. Catapultato dal “grigiore” delle stanze del potere europeo alla ribalta degli “osanna” dei “zerbini” quali sono i media nazionali,  si era convinto d’avere a che fare con un Paese di “analfabeti in economia”, di arruffoni e di incapaci. All’inizio ha attaccato l’intero Parlamento che era responsabile dei provvedimenti presi dietro la pressione dell’Unione Europea addossandogli tutta la responsabilità dell’alto “spread”. Ha fatto credere agli italiani:” “vedrete che scenderà, e scenderà sempre di più, statene certi’” ha detto con la sua proverbiale “supponenza”. Lo abbiamo visto tutti com’è sceso e come è risalito, qualche giorno fa ha raggiunto quota 430. Nei suoi viaggi all’estero, accompagnato da un codazzo di giornalisti, ha continuato le sue “provocazioni”, e con il suo “gesticolare”, come fosse perennemente in “cattedra”, a dirci: “Ora vi spiego… dovete capire… prima “salva Italia”… siamo sulla strada giusta… ora “semplifica Italia”… quindi “cresci Italia”…”. Ma di “cresci Italia” nemmeno l’ombra. L’unica cosa fatta dal governo sono state soltanto tasse, tasse e sempre tasse. Credo che Luca Ricolfi sulla “La Stampa” abbia colto il punto: “E’ vecchia la cultura di questo governo, anche per la mentalità con cui affronta chi osa non allinearsi al clima di “venerazione” e gratitudine da cui è circondato. E’ vero, non ci sono alternative al governo Monti, se cadesse sarebbe un disastro per l’Italia, i mercati ci farebbero a fettine. E tuttavia questa consapevolezza non rende per ciò stesso ragionevole qualsiasi cosa questo governo decida. C’è un errore logico, mi pare. Se la mia caduta è un evento così catastrofico da provocare un disastro, questo non vuol dire che tutto quel che faccio sia giusto, o volto al supremo interesse del Paese”. La stragrande maggioranza degli italiani non ha “tendenze suicide” e per questo è contraria alla fine prematura del governo Monti e all’uscita dell’Italia dall’Europa, spera soltanto nel ritorno della “politica” quella “vera” che risolve concretamente i problemi della gente. Oltre il 60/65% degli italiani sono persone “moderate” e desiderano che, per governare meglio il Paese, devono essere approvate le riforme costituzionali (meno parlamentari, snellimento nell’approvazione delle leggi, il governo deve contare di più e più stabile ecc.). Questo è stato il motivo principale del passo “laterale” di Silvio Berlusconi. C’e’ “urgente bisogno” di riformare  l’“architettura istituzionale”. L’Italia non è governabile e questo Berlusconi l’ha sempre detto. L’hanno dimostrato tutti i governi che si sono succeduti durante questi anni della Seconda Repubblica. Nessuno è in grado di governare questo Paese, neanche il Pd e i suoi alleati. Se vincessero le elezioni, quanto tempo riuscirebbero a restare al governo? Per governare il Paese, dopo le elezioni del 2013, Berlusconi propone una “federazione dei moderati”, con tutti quelli che vorrà starci. Una grande maggioranza “omogenea” (al contrario del centrosinistra che “omogeneo” mai lo sarà) che si propone di governare l’Italia per far uscire il Paese fuori dalla crisi e andare oltre le vecchie logiche di “contrapposizione” che hanno diviso i partiti in questi ultimi diciassette anni. Dunque il governo tecnico di Monti va sostenuto, sia perché in questo momento non c’e’ alternativa, ma, soprattutto, perché è un’occasione straordinaria per fare le “riforme costituzionali” che da anni si attendono e per il rilancio di una “politica migliore”.

domenica 13 maggio 2012

I giovani laureti cercano fortuna in Australia.

I laureati italiani sempre più numerosi cercano fortuna in Australia convinti che possono far fruttare la laurea conseguita in Italia. Tra i più validi motivi per cui emigrano e’ l’essere “sopraffatti” da un sistema dove impera il “nepotismo” e il “clientelismo”. Per questo l’attuale flusso migratorio non può essere paragonato a quello dei secoli scorsi o del dopoguerra di 60 anni fa circa. Allora gli italiani che partivano erano perlopiù contadini e operai, oppure lavoratori non specializzati che fuggivano dalla fame e cercavano fortuna o quanto meno pane per loro e per i loro figli. E nonostante le innumerevoli difficoltà, difficili oggigiorno immaginare, con sacrifici e tenacia la stragrande maggioranza di loro, chi più chi meno, si sono affermati dimostrando di essere dei “Giganti”. Seppure con tutti i loro grandi limiti, i “Giganti” sono riusciti a diffondere e a mantenere viva l’italianità’ nei paesi in cui hanno emigrato. Hanno fondato numerose associazioni, grandi club e persino importanti enti. Organizzato migliaia di feste e manifestazioni per autofinanziarsi. Il tempo è trascorso inesorabile e quello che era attuale 40/50 anni fa ora non lo è più. C’e’ la consapevolezza che occorre un drastico cambiamento, per non far scomparire l’italianità nel mondo. E’ l’ora di passare la mano alle nuove generazioni. Si è, quindi, nell’attesa che i giovani “irrompano” numerosi sulla scena per portare una ventata di novità, adeguata ai tempi, per “rivitalizzare” il moribondo associazionismo italiano. Quest’opportunità potrebbe essere colta al volo dai molti giovani che stanno partendo numerosi dall’Italia per cercare lavoro. Sono persone altamente specializzate, ma non tutti hanno la stessa opportunità di trovare lavoro all’estero, dipende dalla laurea conseguita (ci sono “laure forti” e “laure deboli”) e dal livello della conoscenza della lingua inglese. Sono considerate “lauree forti” tutte quelle dei corsi d’ingegneria, chimica industriale, economia aziendale e odontoiatria, chi ha conseguito una di queste lauree, e conosce bene l’inglese, ha buone possibilità di trovare lavoro sia in Italia ma anche all’estero e, quindi, anche in Australia. Non e’ che trovino impiego dall’oggi al domani, all’inizio bisogna adattarsi a quello che capita, ma prima o poi arriverà l’occasione giusta. Coloro invece che hanno conseguito una “laura debole”, come sono considerate quelle delle materie umanistiche, di statistica, giurisprudenza, scienza delle comunicazioni, la possibilità di trovare lavoro in Australia, ma non solo, sono scarse o nulle e i lavori iniziali di “lavapiatti” e “cameriere” potrebbero diventare per tutta la vita. Ecco perché in un mio recente articolo ho sostenuto che per molti laureati italiani l’America o l’Australia è l’Italia. Se sono disposti a fare i “lavapiatti” in qualsiasi Paese del mondo, perché non lo fanno in Italia in attesa di “sistemarsi”? La verità è che l’Italia, ma anche l’Australia, ha più bisogno di persone che abbiano un mestiere e disposte a lavorare che laureati con “laure deboli”. Purtroppo il “cattivo vezzo” e il “provincialismo” dei padri e delle madri italiane sono quello che preferiscono sacrificarsi per far “laureare” i propri figli invece piuttosto di indirizzarli a imparare un mestiere. Forse in Italia ci sarebbe la piena occupazione e, se fossero costretti a emigrare, non avrebbero troppi problemi di trovare lavoro all’estero. Sorge spontanea una domanda. Se i “Giganti”, superando infiniti handicap, sono riusciti a far affermare d’italianità nel mondo, i giovani che ultimamente stanno lasciando l’Italia saranno in grado di “rivitalizzarla” o soltanto mantenerla? Sono sufficientemente motivati per affrontare e superare tutte le grandi difficoltà che troveranno sulla loro strada?