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martedì 10 luglio 2012

Purtroppo Monti non ha vinto.

Molte delle cose che Berlusconi dice sull’euro sono condivisibili. Gli euro “scettici” stanno aumentando. Per mantenere in vita l’euro i Paesi aderenti vengono “riempiti di tasse” senza risolvere il problema. Per avere l’euro e’ necessario rinunciare all’autonomia, e molti Paesi non sono piu’ disposti a farlo perché gliene rimarrebbe troppo poca. Mentre nella Bce (Banca Centrale Europea) Mario Draghi sta facendo il suo dovere tagliando di un altro 0,25% i tassi (al minimo storico di 0,75%), Mario Monti, nel secondo decreto di tagli alla spesa, quello più pesante, sta mettendo insieme cose “insensate” e “contraddittorie” che fanno temere l’ennesimo “flop”. I sindacati si sono fatti “i loro affari” salvando i tagli dei permessi sindacali degli statali, i finanziamenti ai Caf (Centri Assistenza Fiscale) e ai patronati. Anche i piccoli ospedali sarebbero salvi: il taglio delle strutture con meno di 80 posti letto avverrà “eventualmente” in un secondo momento, dopo “attenta riflessione”. Nel governo Monti ci sono quelli che vogliono il “modello liberale sociale” come il Pdl e quelli che vogliono il “modello cattocomunista” come il Pd e l’Udc. Il tempo stringe. L’Europa aspetta conferme della volontà e capacità dell’Italia di proseguire nelle riforme, prima di concederle qualcosa sullo scudo “anti spread”. I mercati e gli speculatori finanziari hanno bocciato l’intesa del 29 giugno sbandierata come una vittoria di Monti sulla Merkel. I recenti dati Istat del primo trimestre, evidenziano che i conti pubblici non sono affatto in sicurezza e gli effetti positivi che si notano provengono “esclusivamente” dalle precedenti manovre di Giulio Tremonti. L’errore del Governo d’emergenza di Mario Monti e’ stato quello di essersi lasciato trascinare nel “vecchio teatrino” invece di denunciarlo e di rifiutarlo. Concertare, negoziare, mediare, su misure di emergenza porta al “disastro”. Se, dopo aver battuto i pugni sul tavolo davanti alla Merkel al Consiglio Ue, arrivando a minacciare il veto sugli altri capitoli del vertice pur di ottenere una ”promessa” per lo scudo “anti spread”, non si dimostrasse in grado di portare a casa un taglio significativo della spesa, Monti perderebbe molta della sua credibilità. Ma come, si chiederebbero i partner europei, l'Italia viene a chiederci un meccanismo per far “scendere” lo spread, e intanto dimostra di non procedere con la “determinazione necessaria” nella riforma della propria spesa pubblica? E’ urgentissimo “invertire la rotta” cominciando a tagliare “veramente” la spesa corrente e gli sprechi. Per rilanciare l’economia sono necessarie le riduzioni di spesa pubblica per consentire una “sensibile riduzione delle tasse” alle imprese e ai lavoratori, ma non sembra ancora questa la strada intrapresa dal governo Monti e lo testimonia la borsa altalenante dei titoli azionari e lo “spread” che invece di diminuire continua ad aumentare. Prima dell’”avvento” di Monti lo “spread” alto era “esclusivamente” colpa di Berlusconi. Ora stiamo toccando con mano che era soltanto una “calunnia”. Una delle tante. Dobbiamo ammirare l’onesta’ di Cesare Prandelli che ha ammesso di aver sbagliato nel decidere la formazione dell’ultima sfida contro la Spagna. L’ha fatta ascoltando piu’ il “cuore” che la razionalità delle ”mente”. Non ha voluto negare l’opportunità’ e l’onore ai suoi stanchi e acciaccati gladiatori di affrontare l’ultima battaglia. Se avesse sostituito alcuni di loro con altri piu’ freschi giocatori, di sicuro il risultato sarebbe stato diverso, probabilmente si sarebbe ugualmente perso (ma non e’ detto), ma di certo sarebbe stata evitata la “disfatta”. Facendo un parallelo con la politica, se Monti vuole che l’Italia abbia il posto che merita nel contesto mondiale, deve guidare il Paese con piu’ determinazione “ribellandosi” alle varie “caste” come hanno fatto nel primo dopo guerra persone che “culturalmente erano libere” e “disprezzavano” chi era contro gli interessi generali del Paese per far prevalere e salvaguardare i loro privilegi. Stiamo notando che le varie “lobby” (pubbliche o private, laiche o religiose, occulte o palesi, politiche o sindacali, professionali o industriali, le banche, il terziario, le assicurazioni, gli avvocati, i farmacisti i tassisti ecc,) stanno bloccando e rendendo inattivi i 13 provvedimenti varati precedentemente dal governo Monti.

Pensare di essere vecchi, rende vecchi.

Vecchi sono “quelli che si riposano”. Vecchi sono quelli che “s’accontentano di piccole soddisfazioni”, come giocare a carte, a bocce o fare una passeggiata. Vecchi sono quelli che “passano le giornate a pensare di essere vecchi”. C’e chi ha piu’ di ottanta anni e non e’ vecchio perche’ non ne ha tempo. Lavorano molte ore al giorno. Fanno una mezzoretta di esercizi fisici al giorno e qualche saltuaria visita settimanale alla palestra per tenersi in forma. Fanno volontariato. Cinque/sei ore di sonno, per tornare freschi la mattina dopo. Quando andranno in pensione? Mai! In verità, in pensione ci sono gia’ da molti anni, dopo quarant’anni e piu’ di carriera. Ma e’ un pensionato “virtuale”. Molti di loro non hanno mai mollato, non hanno mai voluto staccare. Sono quelli per i quali l’”età pensionabile” e’ una creazione “artificiosa”, un fatto burocratico, un “sopruso sociale”. Ci sono alcuni che, invece di mettersi in pantofole e “scocciare” tutti coloro che gli stanno intorno, hanno aperto nuove attività. I “non vecchi” hanno ancora voglia di continuare a lavorare, potrebbero essere molti di più se il mondo del lavoro non li “cacciasse fuori”. Esperienza buttata nel cestino, “oro” sprecato. L’emarginazione dei “senior worker” comincia attorno ai 45 anni e ci si ritrova emarginati. Non e’ possibile che la vita lavorativa duri, di fatto, solo vent’anni. Troppi “talenti sprecati” che hanno troppo tempo a disposizione. Il tempo libero non e’ più considerato “vita vera”, ma “vegetare” senza senso, e questo e’ “odioso” oltre ad essere “stupido” e un “danno” per la società. Molti “non vecchi” hanno il desiderio di far parte ancora della vita produttiva e sociale perche’ “chi lavora non ha tempo per ammalarsi”. Quanto costa un anziano al servizio sanitario? Gli anziani che lavorano sono un “investimento” ed un “risparmio”. Non sono “workaholic”, drogati di lavoro. Sono quelli che non pensano che dopo una vita di lavoro si abbia diritto di riposarsi, pensano che bisogna lottare per “restare vivi in salute” ed essere utili magari insegnando ai giovani. Gli anziani dovrebbero essere “venerati” come i “sapienti”, come i “capitribù indiani”, non “parcheggiati” nei giardinetti, nei club a farsi “fregare” i soldi dalle “slot machine” o vagabondare negli shopping centre. Non lavorano per i soldi, quello che guadagnano finisce quasi tutto in regalie. Ci si sente veramente vecchi quando smettono di chiederci cosa fa nella vita? Un settantenne oggi ha la vitalità e l’energia di un cinquantenne. Andare in pensione a 50/60 anni e’ “contro natura” e’ contro la biologia umana. I lavoratori anziani sono una “miniera di conoscenza”, sono “esperti”, fanno meno errori. Ci sono tanti ragazzi ventenni o trentenni che sono piu’ vecchi di tante persone anziane. Si diventa vecchi quando si perde la “voglia di combattere”, quando ci si fa “sopraffare dagli affanni” di tutti i giorni che sono molti e ce ne saranno sempre. Quando si “sopravvive” ma “non si vive”. Si può essere avanti negli anni, e molti, senza per questo essere “vecchi”.