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sabato 25 luglio 2015

Other people's money

The problem with socialism is that eventually you run out of other people's money", ha detto Margaret Thatcher. “Il problema del socialismo è che alla lunga il denaro degli altri finisce”. Questa celebre battuta è in realtà una seria teoria politica.

Per la mentalità di sinistra è inammissibile che ci siano i ricchi e i poveri. E forse saremmo tutti ricchi, se questi egoisti non si fossero appropriati i beni dei poveri. Dunque la prima funzione di un governo giusto e compassionevole sarebbe quella di dirigere implacabilmente l’economia e rimediare a questo furto “ridistribuendo” la ricchezza: bisogna togliere ai ricchi e dare ai poveri.

Purtroppo nessuno, nemmeno con la più sanguinaria delle dittature, è mai riuscito di rendere tutti ricchi. Dunque la teoria è divenuta un’altra: se non possiamo essere tutti ricchi, saremo tutti poveri. Non avremo realizzato la prosperità ma la giustizia sì. Nei Paesi del “socialismo reale” – quelli che hanno adottato questa soluzione – erano effettivamente tutti poveri, ad eccezione dei membri del partito.

Gli uomini di sinistra credono veramente in ciò che s'è detto. Reputano che la prima funzione del governo non sia quella di favorire la creazione di ricchezza – dal momento che essa ha la deplorevole tendenza a non andare alle persone giuste – ma la sua “ridistribuzione”

Bisogna tassare pesantemente chi la produce, in modo da darne una gran parte a chi non l'ha prodotta

Lo stesso Papa Francesco ha intrepidamente affermato che la ricchezza deve avere un valore sociale, e non importa chi l'ha creata. È other people’s money.

Malgrado l’epocale crollo del comunismo, l’Italia è ancora
socialista
Infatti ha così ben disincentivato la produzione di ricchezza da condurre il Paese prima alla recessione, poi alla stagnazione e, oggi, ad un vicolo cieco

Il denaro degli altri è proprio finito. 
Qui s’inserisce il nostro Primo Ministro, il quale ha finalmente capito una verità che i liberali conoscono “da quando avevano i calzoni alla zuava”, per citare un socialista: è più importante produrre la ricchezza che distribuirla. In primo luogo perché non si può distribuire ciò che non esiste. In secondo luogo perché, anche a non volerla distribuire, il povero beneficia comunque della ricchezza del ricco in termini di posti di lavoro, per cominciare, e poi per le ricadute indirette. Spesso si trovava più merce utilizzabile nella spazzatura dei ricchi di quanta se ne trovasse nei negozi del socialismo reale.

Molti in Italia hanno la sensazione che, se producono ricchezza onestamente, la maggior parte gli sarà sequestrata dallo Stato: l’erario si appropria tra il 50% e il 70% dei profitti. E allora non intraprendono. Per invertire questa tendenza, Matteo Renzi ha pensato che bisogna lasciare una percentuale maggiore di ricchezza a chi la crea: e poiché ciò si realizza diminuendo il carico fiscale ha promesso: “Abbatterò in tre anni questo prelievo da rapina”.
Applausi. Non perché sia una gran trovata, ma perché è l'unico programma che funziona. Gli applausi tuttavia si spengono quando ci si chiede se sia possibile realizzarlo. 

Per diminuire in modo consistente la pressione fiscale, lo Stato deve per prima cosa diminuire il suo fabbisogno. Escludendo che tutta l’operazione sia condotta a debito, per farlo ci sono tre sistemi: l’eliminazione delle spese inutili; la lotta all’evasione fiscale; il taglio dei servizi. I primi due sono mitologici. Non teoricamente, beninteso: praticamente. Decenni e decenni di esperienze stanno lì a dimostrare che nessuno è riuscito a metterli in pratica. 
Quanto all’economia sommersa in particolare, che corrisponde all'incirca a un quarto o un terzo della produzione nazionale, non si deve sognare che tassandola le imprese divengano legali e ci sia un corrispondente aumento del gettito. In realtà la maggior parte di quelle attività scomparirebbe, perché prima sopravviveva beneficiando d’un regime (illegale) di evasione. Eliminare il “nero” sarebbe moralmente e giuridicamente giusto, ma diminuirebbe la ricchezza prodotta. 
L'unica via che porterebbe ad un risultato apprezzabile sarebbe la riduzione massiccia dei servizi. La pressione fiscale non serve infatti a rendere infelici i cittadini, serve ad alimentare lo Stato, affinché possa adempiere le sue infinite funzioni. Una riduzione delle tasse come quella prospettata da Renzi in tanto potrebbe funzionare, in quanto la sinistra fosse disposta a negare ai cittadini molto di ciò che è stato loro concesso nell’ultimo mezzo secolo
Se sarà così, Renzi manterrà il suo impegno e realizzerà una rivoluzione copernicana

Se invece ha promesso la botte piena e la moglie ubriaca, come è suo costume, allora si possono accogliere i suoi proclami con un sorriso. 

Chi vi promette la Luna o è un imbecille o è un truffatore

Renzi naturalmente non è né l'uno né l'altro e dunque ha una ricetta che non siamo riusciti ad immaginare.


Gianni Pardo

La dittatura dell'imbecillita'

Ci sono molte forme di regime dittatoriale o totalitario. Quello “illuminato” stile Singapore dove l’autorità si associa a cultura, intelligenza ed efficienza di governo. Più che di autorità si parla allora di autorevolezza. È vero che anche a Singapore ci sono imposizioni e limitazioni: non si fuma per strada, non si buttano le cicche per terra, non si mastica la gomma americana per strada e se vieni colto vieni punito severamente
Per esempio chi imbratta i muri con bombolette di vernice viene condannato a 12 nerbate sul culo nudo (10 per i minori di 18 anni) somministrate con un ramo di rattan del diametro 1.27 cm inzuppato nell’acqua per una intera notte e trattato con antisettico.
Prima della somministrazioine delle nerbate il condannato è soggetto a visita medica. Le nerbate vengono somministrate con tutta la forza fisica dell’esecutore una ogni dieci quindici secondi. Il massimo numero di nerbate per sentenza è di 24. Il condannato viene legato nudo mani e piedi a un trespolo di legno, il rene e il fegato protetti da imbottitura. Dopo la somministrazione la parte viene medicata con antisettico. Durante l’esecuzione è presente un medico. Dopo tre nerbate la pelle si lacera e la parte sanguina. La lesione guarisce in un mese circa, la cicatrice è indelebile. Nel 2012 le sentenze di condanna alla fustigazione a Singapore sono state 2500 delle quali 2200 sono state eseguite. Ma non si può proprio dire che il divieto di buttare cicche per terra o di imbrattare i muri con bombolette di vernice sia una limitazione della libertà: è l’imposizione ferma di una regola di buona educazione e di rispetto dell’altrui proprietà
A casa tua non butti le cicche per terra, non sputi i chicklets sul pavimento e non imbratti i muri con bombolette di vernice e così non lo fai nella casa di tutti
Più grave è la limitazione della critica al governo che a Singapore si può esercitare, ma con “rispetto e prudenza”. In Italia si scatenerebbe una indegna cagnara. Sono passati i tempi di quando Giovanni Guareschi andava in galera per una vignetta, educatissima, su Luigi Einaudi. 
Ci sono poi le dittature militari dure e feroci stile centro e sud America o centro Asia: gli oppositori del regime “spariscono” e se va bene vengono solo interrogati brutalmente per qualche decina di giorni. Queste dittature non sono in genere associate a una cultura di governo efficiente. La violenza repressiva si accompagna di solito a governi rozzi, ricchi di petrolio e corrotti.
In Italia abbiamo oggi un regime “stupido”. Apparentemente democratico per il profluvio di elezioni e di organismi rappresentativi: quartiere, circoscrizione, comune, provincia, regione, associazione di comuni, associazione di regioni, comunità di valle, comunità montane, associazioni di comuni etc. un’orgia di rappresentanti
Quasi più rappresentanti che rappresentati
Tutti costosi, tutti vagamente corrotti ma non troppo, vociferanti e discretamente ignoranti, “lei non sa chi sono io”, tutti dotati di fondi di spesa che vengono in genere impiegati per sfizio privato, cene con amici e fidanzate, cravatte per gli amici, orologi per altri amici, viaggi con fidanzate… mutande verdi, rosse, bianche… e qualche volta anche per operazioni di pubblica utilità. Raramente.
Quello che veramente offende del regime totalitario poliedrico italiano è però la imbecillità associata al potere all’inefficienza e alla corruzione. La povertà di idee, l’imposizione poliziesca di misure cretine, costose e inutili che con un minimo di intelligenza potrebbero essere evitate è forse peggio della corruzione; nel senso che, alla fine dei conti, un corrotto che fa funzionare le cose con intelligenza è meglio di un cretino onesto
Non è un’idea mia, l’aveva espressa con molta autorità Benedetto Croce. 
Esempio brillante di questo genere di autorità arrogante e stupida è l’idea di alloggiare migranti in condomini e pensioni vuote in amene località di villeggiatura. L’ultima genialata governativa
Roma deve avere qualcosa nell’aria, un gas speciale, che appena viene respirato dai non romani trasforma le persone intelligenti in tonni ebeti e arroganti. Cosi almeno sembra di capire osservando le idee che vengono imposte al paese. 
Mentre i probemi drammatici del controllo della spesa e dello scialo pubblico non vengono affrontati.

martedì 21 luglio 2015

Valentina Vezzali (marchigiana come Valentino Rossi, la prima parlamentare tutta d'oro

Le donne si odiano se duellano per vincere l'individuale, si coalizzano a squadre. Così da sempre. Cambiano le componenti. Le altre, tranne Valentina Vezzali. Che c'è, anche se non sale in pedana

Poi arrivano loro, quelle del fioretto. Vincono tutto: Europei, mondiali, Olimpiadi, poi Olimpiadi, europei, mondiali.







Un dominio che dura da vent'anni e che non ha uguali nella storia del nostro sport. Hanno vinto un altro mondiale: Elisa Di Francisca, Arianna Errigo, Martina Batini e Valentina Vezzali
Lei, Valentina, in panchina per la prima volta, ma sempre nel gruppo, a 41 anni. Una capace di vincere tre medaglie d'oro olimpiche individuali in tre consecutive edizioni, più altri tre ori olimpici nelle gare a squadre (più un argento e due bronzi), sei volte campionessa del mondo individuale e cinque volte campionessa europea. 
L'azzurra più medagliata di tutti i tempi, forse la più forte schermidrice della storia. Ecco, questa donna è stata capace ieri di fare un altro record: prima parlamentare a vincere una medaglia d'oro
Eletta nel 2013 con Scelta Civica, un anno fa finì al centro di una polemica per le sue assenze alla Camera: bucate 1043 votazioni su 1045. Quella storia deve averle fatto male e oggi i suoi numeri sono cambiati: 51,8% di presenze alle votazioni e indice di produttività parlamentare di 73,1.
Quarantuno anni sono tanti. Continuerà? Ha accompagnato le rivali-compagne, contribuendo a creare la leggenda del Dream Team del fioretto capace di oscurare le vittorie degli uomini, anche ieri campioni del mondo come le ragazze. 
Perché tra le donne c'è qualcosa di speciale: si odiano se duellano per vincere l'individuale, si coalizzano a squadre. Così da sempre. Cambiano le componenti. Le altre, tranne Valentina Vezzali. Che c'è, anche se non sale in pedana.

Il Papa e la classe media

 
Continua a far discutere l’enciclica di papa Francesco Laudato si’, con interpretazione anche radicalmente divergenti. Qualche settimana fa un rigido sostenitore del liberismo economico come Carlo Lottieri ha scritto sul Foglio che il documento papale non è soltanto “un’enciclica ‘ecologista’ seppure sposi l’armamentario concettuale dell’ideologia verde, perché essa va oltre e mette sotto accusa quanto vi è rimasto di liberale nelle nostre società: a partire dalla proprietà e dalle relazioni di mercato”. E’ un’accusa grave, tuttavia non priva di effettivi punti di appoggio. Bisognerebbe, però, avere sempre presente quella che è la dottrina sociale della Chiesa che non coincide, fin dai tempi di Leone XIII e della sua Rerum Novarum,né con lo statalismo economico né con il liberismo economico duro e puro.
L’enciclica di Bergoglio è piena di riferimenti a questa dottrina e anche alle prese di posizione dei suoi predecessori: l’attuale papa non è certamente un comunista e tanto meno un marxista, ma indubbiamente non ha una particolare simpatia per il capitalismo liberale, specialmente nella sua versione finanziaria, al quale imputa un degrado ambientale che non si riferisce soltanto all’ambiente naturale, ma anche alla qualità dei rapporti umani e a quelle che egli considera evidenti iniquità sociali, squilibri fra ceti e aree del pianeta. La sua simpatia per gli umili e gli emarginati ha le sue radici nel Vangelo, interpretato forse con qualche forzatura sociologica che ricorda la cosiddetta teologia della liberazione verso cui era stato, invece, molto severo Giovanni Paolo II.
Sull’aereo che lo riportava a Roma, dopo il viaggio in Ecuador, Bolivia e Paraguay, il papa ha dichiarato, più o meno scherzosamente, di avere “una grande allergia per l’economia” e ha aggiunto che la sua apertura verso movimenti popolari anche molto laici è soltanto “un fatto catechistico”, nasce dalla sua volontà di far conoscere la dottrina sociale della Chiesa perché venga applicata alla loro situazione. Ma questa stessa dottrina vale anche per l’impresa poiché è sempre rivolta, in ogni settore, a rivendicare il primato della dignità della persona su ogni calcolo economico o progetto tecnocratico.
Ma poi, di fronte a una obiezione giornalistica, ha dovuto ammettere di essersi molto occupato dei poveri che sono “il cuore del Vangelo”, ma di avere trascurato la classe media, che pure, diciamo noi, è la spina dorsale delle democrazie e che, negli ultimi anni, è entrata in gravi sofferenze. Questo mi pare il punto debole non teologico (su questo lascio la parola a teologi e biblisti), ma sociologico-economico dell’azione pastorale dell’attuale pontefice. Così come appare discutibile una certa svalutazione del sapere tecnico-scientifico e un innegabile cedimento a molte mitologie dell’ambientalismo apocalittico.
La classe media impersona, almeno nelle nostre società, quello spirito imprenditoriale, quella voglia di migliorare le proprie condizioni di vita che sono insostituibili nel processo di creazione di nuova ricchezza
Ogni discorso sulla giustizia sociale e sull’equità, ogni realistica e non velleitaria politica redistributiva, ogni effettivo aiuto ai poveri, passano necessariamente attraverso la voglia di fare e di migliorare per sé e la propria famiglia. Mortificare questi desideri, considerare chi si arricchisce con il proprio lavoro offrendo lavoro anche agli altri come un profittatore da castigare magari con un oppressivo regime fiscale, non mi pare che sia la giusta strada verso la carità che sta tanto a cuore al papa
Francesco ha detto che approfondirà il problema e si è rammaricato di averlo un po’ trascurato. Speriamo che non siano semplici parole di circostanza.

Renzi annuncia l'eta' dell'oro

Nell’assemblea del Partito Democratico è comparso l’arcangelo Gabriele. Era da qualche tempo che non si vedeva, ma stavolta valeva la pena di ritornare sulla Terra. Bisognava infatti annunciare all’Italia che ciò che non era riuscito per molti decenni sarebbe finalmente riuscito, che ciò che si era lungamente desiderato, senza ottenerlo, era finalmente a portata di mano; “Nuntio vobis gaudium magnum!”.
L’arcangelo Gabriele – che stavolta ha il faccino del nostro Matteo Renzi, in rara versione con cravatta -prevede, già per il 2016, «l’eliminazione della tassa sulla prima casa, l’Imu agricola e sugli imbullonati». In seguito, nel 2017, il bambino prodigio si occuperà di Ires e Irap, sicché, nel 2018, se abbiamo capito bene, nei fiumi scorreranno latte e miele. Entro l’agosto di quest’anno (e sarà un altro miracolo) avremo la riforma della Pubblica Amministrazione di solito considerata una tale impresa che ha scoraggiato tutti. Tanto che ci chiediamo se ora il provvedimento più importante non sia l’avere unificato, sotto il numero “112”, il 113, il 115 e il 118.
Gli “imbullonati” di cui Renzi ha parlato sono i macchinari ancorati al suolo con bulloni, su cui lo Stato ha pensato bene di mettere una tassa. E al riguardo ci si può legittimamente chiedere se un Primo Ministro possa permettersi di usare termini incomprensibili ad un italiano largamente alfabetizzato, perfino a suo agio con qualche lingua straniera. Ma forse le massaie e i sagrestani usano questo termine tutti i giorni.
Torniamo al libro dei sogni. Il discorso di Renzi suscita un sarcastico scetticismo perché in questi casi non è il programma, che interessa: chi non amerebbe promettere l’abolizione della tassa sulla prima casa, chi non amerebbe potersi vantare di averla eliminata? La notizia dunque non è che il Segretario del Pd la metta nel suo programma, la notizia sarebbe che il suo programma sia realistico. E a questo scopo non basterebbe certo che egli si dichiari capace di compiere il miracolo: vorremmo sapere come conta di farlo e vorremmo anche vederglielo fare. 
Sempre che sia lecito fare i conti con le dita, il problema si può porre in questi termini: per funzionare, lo Stato ha bisogno di soldi. Oggi questi soldi li ricava dalla casa, dall’Imu agricola e perfino dagli “imbullonati”, oltre che da Ires, Irap e Iradiddio di tasse e imposte. Nel momento in cui si parla di abolirle, le possibilità sono soltanto due: o Renzi conta di eliminare la maggior parte dei servizi dello Stato - chiudendo scuole, caserme, ministeri, comuni, ferrovie, tribunali - sicché lo Stato potrebbe sostenersi con la tassa sugli alcoolici o poco più. Oppure il taumaturgo conta di mantenere tutti quei servizi, attingendo il denaro necessario dal pozzo di San Patrizio, ad Orvieto. Sempre che, come le banche greche, non sia a secco di contanti.
E pensare che davano dello sbruffone a Berlusconi. Il Cavaliere indubbiamente ha mantenuto molto meno di quanto ha promesso, ma Renzi batte tutti: ha l’aria di promettere la Luna, dandone un quarto a ciascuno dei sessanta milioni di italiani.
L’esagerazione è uno degli strumenti classici della comicità, ma qui nella sostanza non c’è assolutamente nulla da ridere
Non è normale che un Primo Ministro prenda per i fondelli l’intera popolazione del suo Paese. Per mesi si è parlato di “spending review” e l’unico effetto concreto che s’è visto è stata la fuga all’estero dello scoraggiato esperto incaricato di progettarla, Carlo Cottarelli. 
Ma non bisogna essere avari di aperture di credito. Naturalmente Renzi può fare ciò che ha promesso. Naturalmente forse sarà capace di realizzare il miracolo sopra descritto. E naturalmente in molti saremmo pronti a fargli parecchi monumenti a cavallo, nelle maggiori piazze cittadine, perfino mediante colletta pubblica. 
Ma in realtà saremmo piuttosto disposti a scommettere mille dei pochi euro che abbiamo che non ci riuscirà. 
A meno che, per abolizione, non intenda che l’Imu si chiamerà Umi, l’Ires Sier e via dicendo.
Chiunque usa un computer sa che deve guardarsi dalle truffe, atte ad abbindolare coloro che sono contemporaneamente avidi ed ingenui. Esemplare quella che annuncia la vincita ad una lotteria cui non si è partecipato. In questi casi chi ha buon senso butta via la mail e passa ad altro. Ora forse bisognerà imparare a fare la stessa mossa quando parla il Primo Ministro.

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