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mercoledì 27 gennaio 2016

Chi è il colpevole del debito pubblico?

 
Se si dice per l’ennesima volta che un giorno pagheremo il fio del nostro debito pubblico si rischia d’essere monotoni. Se si aggiunge che come noi lo pagheranno la maggior parte dei grandi Stati del mondo, in particolare Stati Uniti e Giappone, si rischia d’apparire catastrofisti. Ma la realtà è monotona, e le catastrofi di cui si sono poste le premesse poi si verificano.

Quando vanno a caccia, i leoni mirano prevalentemente ai cuccioli o agli animali vecchi o malati. Addirittura, se possono rubano la carcassa di un animale ucciso da altri. Semplicemente perché non vogliono strapazzarsi: l’ideale di tutti è quello d’avere tutto gratis, cioè di consumare senza produrre. Nella realtà della savana, le leonesse (si parla delle leonesse perché i leoni sono un po’ sfaticati, quando si tratta di lavorare) per avere il cibo devono comunque darsi da fare, fosse pure per rubarlo; l’uomo invece può momentaneamente ottenere qualcosa senza produrlo, se si impegna a restituire maggiorato il suo valore.
Contrarre debiti, cioè consumare senza produrre, è più comodo che rimborsarli, cioè produrre senza consumare. Per conseguenza in materia di finanza si può stabilire l’assioma: i debiti hanno piuttosto tendenza ad aumentare che a diminuire. Lo si vede anche nell’epoca attuale. 
Mentre l’Europa predica tutti i giorni l’austerità; mentre la Banca Centrale Europea immette nel mercato decine di miliardi di euro per sostenere il corso dei debiti sovrani; mentre l’Italia ha un tale debito pubblico da dover temere il fallimento, se le Borse non le comprano una quantità sufficiente di bond alla prossima asta dei titoli di Stato, la montagna del denaro che dovremmo rimborsare continua malgrado tutto ad aumentare. Ed anzi il nostro Primo Ministro non fa altro che chiedere maggiore flessibilità, cioè la libertà di aumentare ulteriormente il nostro debito pubblico, che già supera il 130% della ricchezza prodotta in un anno. 
In Italia si reputa che non soltanto non siamo in grado di onorare i vecchi impegni, ma abbiamo bisogno di avere ulteriori dosi di ricchezza non prodotta da consumare.
Qual è la soluzione del problema, quando l’indebitamento raggiunge questi livelli? La risposta è semplice: non esiste
Da qualunque punto di vista si consideri la cosa, il dovuto non è rimborsabile.  
È come per il cancro dei fumatori: per certi problemi l’unica cura, se possibile, è quella di non farli sorgere. Una volta che il morbo si è dichiarato, è inutile smettere di fumare e sperare in un miracolo. 
Bisognava non avere fumato. 
In questo campo sarebbe stato necessario che i governanti ascoltassero Einaudi e non i cattivi discepoli di Keynes. Il pareggio di bilancio – su cui si batte tanto, mentre ormai non serve quasi a niente – è indispensabile quando l’economia è sana, non quando il male si è ormai dichiarato. 
L’acqua della cisterna si risparmia quando la cisterna è piena, dice un proverbio siciliano. Ché quando la cisterna è vuota, si risparmia da sé.
La mentalità per la quale fare debiti era una buona idea è stata esiziale. Quei geni pensavano che l’espansione economica avrebbe colmato tutti i buchi, e gli pareva una furbizia firmare cambiali che avrebbero pagato i figli e i nipoti. 
In realtà è allarmante un debito pubblico del 5%. Perché già se si arriva al 10% diviene improbabile che si riesca un giorno a ripagarlo. È difficile che i cittadini abbiano la buona volontà di devolvere un decimo della ricchezza prodotta nell’anno per far fronte ai loro precedenti impegni. E di fatto questa buona volontà gli italiani non l’hanno dimostrata né quando il debito è salito al 40, al 60, al 90, al 100% e nemmeno ora che è al 130% del prodotto interno lordo.
Qualcuno potrà dire che la colpa è dei governanti scialacquatori che avrebbero dovuto dire di no alle richieste eccessive del popolo
Ma si dimentica che, se ci avessero provato, gli elettori li avrebbero mandati a casa. 
Dunque è corretto dare la colpa tanto ai cittadini quanto ai politici.
L’economia della massaia che fa la spesa è più fondata e ineluttabile delle più complicate ed astratte teorie economiche. Soprattutto quelle fondate su una cattiva comprensione di Keynes
Fare debiti e non rimborsarli conduce prima o poi al disastro. 
È per non avere ascoltato questa lezione degna di Bertoldo che il mondo intero è destinato a vedersi presentare un conto molto salato.
pardonuovo.myblog.it

 

Rohani smaschera Renzi: "Nudi coperti? decisione del governo italiano.

Il presidente iraniano: "Gli italiani fanno di tutto per mettere a proprio agio gli ospiti". L'oscurantista Renzi fa imbarazzare l'Italia davanti al mondo intero. E sottomette la millenaria cultura occidentale all'islam. Ma Franceschini fa lo scaricabarile: "Non eravamo informati della scelta"









Il presidente iraniano Hassan Rohani prova a tagliare corto, ma la decisione di coprire alcune antiche statue di nudi dei Musei Capitolini ha già mostrato al mondo l'imbarazzante sottomissione dell'Italia all cultura islamica
"Non ci sono stati contatti a questo proposito", assicura Rohani scaricando tutta la responsabilità della scandalosa decisione sul governo italiano
"Posso dire solo che gli italiani sono molto ospitali - continua il presidente iraniano - cercano di fare di tutto per mettere a proprio agio gli ospiti, e li ringrazio per questo".
L'Italia oscurantista copre la propria cultura per non offendere il presidente iraniano e la sua religione, l'islam
Una premura che non era stata chiesta da Teheran
Anzi, pare proprio che il cerimoniale di Stato iraniano non ne sapesse nulla. 
Ha fatto tutto Roma. Dietro a osceni pannelli bianchi sono state nascoste la Venere Esquilina, il Dioniso degli Horti Lamiani e un paio di gruppi monumentali perché nudi. Uno sfregio alla bellezza dei Musei Capitolini e, soprattutto, uno schiaffo alla cultura italiana e, più in generale, a quella occidentale. L'ingresso della sala Pietro da Cortona sarebbe stato addirittura chiuso da un pannello per impedirne la vista. Ma non finisce qui. Come fa trapelare la Bbc News"l'Italia ha anche scelto di non servire vino nei pranzi ufficiali, un gesto che la Francia, dove Rohani andrà poi, si è rifiutata di compiere"
Gli inquientanti particolari della visita del capo di Stato negazionista, che (coincidenza imbarazzante) è stata fissata alla vigilia della Giornata della Memoria, hanno trovato eco anche su tutti i media internazionali, in alcuni casi con malcelata ironia.







In Francia, per esempio, Le Figaro ha ricordato a Renzi il detto "A Roma fai come i romani". Oltremanica ci ha pensato il Guardian a prendere in giro il nostro governo: "Roma copre lestatue di nudi per evitare al presidente iraniano di arrossire"
Ma aldilà delle facili e ovvie ironie suscitate all'estero, è in Italia che Matteo Renzi è finito al centro di una asprissima polemica.
Dopo aver portato Rohani in giro per il Colosseo, il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini si è subito fiondato a difendere il premier. "Né io né Renzi - ha detto - eravamo stati informati della scelta di coprire le statue". Uno scaricabarile che non convince le opposizioni. Tanto che al Senato Maurizio Gasparri ha presentato un'interrogazione a Renzi perché renda noti tutti i nomi della "banda di idioti" che ha ordinato la copertura di statue. 
"Questo gesto di prostituzione culturale - denuncia il senatore di Forza Italia - è stato ordinato dalle autorità italiane a beneficio di un personaggio che nel suo paese applica la pena di morte, che minaccia la libertà e la vita di Israele e che viene da noi omaggiato e tollerato nei suoi abusi solo per interessi commerciali"
Lo sdegno attraversa tutta la politica."Roba da matti", scuote la testa Matteo Salvini ricordando che Rohani è "lo stesso 'signore' che vorrebbe eliminare Israele"
Anche all'interno del Pd non mancano le critiche, anche se i più si limitano a parlare di. "improvvido eccesso di zelo". Ma da Forza Italia gli fanno notare che coprire le statue "non è rispetto" ma "annullamento delle differenze o addirittura sottomissione"
Il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, parla di un "livello di sudditanza culturale di Renzi e della sinistra" che "ha superato ogni limite di decenza".