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mercoledì 31 maggio 2017

Eletti all'estero: Nessuno se li filano

NESSUNO SE LI FILA

Aboliamo il voto degli italiani all'estero: chi sono e quanto ci costano i senatori e i deputati

E dire che di materiale, negli ultimi tempi, ce n'è a sufficienza. Dall'offensiva jihadista in Europa, con l'attentato alla Manchester Arena, all'attivismo di Donald Trump in Medio Oriente (prima l'attacco alla Siria, poi la missione in Arabia Saudita), passando per le tensioni nel Mediterraneo alle prese con la stabilizzazione della Libia e i venti di guerra in Corea del Nord.

Eppure a nessuno, a Palazzo Chigi, in Parlamento, tra gli addetti ai lavori, è passato per la testa di chiedere lumi, ad esempio, al senatore Francesco Giacobbe, eletto con 6.978 preferenze nella ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide, oppure alla deputata Francesca La Marca, sbarcata nell'Aula di Montecitorio dopo aver incassato 8.472 voti nella circoscrizione America settentrionale e centrale. Così come, mentre l'agenda di politica estera irrompeva nel dibattito politico italiano, non si è alzata la voce di Renato Turano, senatore del Pd emigrato negli Stati Uniti con la famiglia dal 1950, e neppure quella di Marco Fedi, il programmatore elettronico marchigiano giunto ormai alla terza legislatura proveniente dall'Australia.

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Come sono lontani i tempi di Luigi Pallaro, el senador argentino che dal 2006 al 2008 tenne in scacco la fragile maggioranza del centrosinistra di Romano Prodi con il suo voto. Dall'inizio della legislatura i parlamentari eletti nelle varie circoscrizioni estere - sei senatori; dodici deputati - al netto delle presenze in Aula sono finiti nel dimenticatoio. Eppure costano alle casse pubbliche, tra stipendi e indennità, oltre quattro milioni di euro all'anno. Uscite alle quali vanno aggiunte le spese per i trasporti aerei per i parlamentari eletti nella circoscrizione estero: 660mila euro, solo nel 2016, per i deputati. Quanto ai senatori, è disponibile solo il dato generale: 7,6 milioni di euro per i «Servizi di mobilità, trasporto e spedizione» di tutti i 319 inquilini di Palazzo Madama.
Il deputato eletto all'estero più presente in Aula - i dati si riferiscono al mese di aprile - è la democratica Laura Garavini: a Montecitorio, certifica l'associazione Openpolis, ha partecipato ad oltre l'87% delle votazioni elettroniche. Residente in Germania da 25 anni, Garavini ha in tasca la doppia tessera: a quella del Pd unisce quella della Spd tedesca, il partito socialdemocratico per il quale, nel 2013, è stata componente del "governo ombra" in occasione delle elezioni regionali in Assia.
Quello con il più alto tasso di assenze, invece, è Ricardo Merlo, l'argentino arrivato al terzo mandato: sempre Openpolis rivela che alla Camera si è visto solo l'11% delle volte in cui l'Aula ha votato. Il resto del tempo, oltre l'80%, lo ha passato in missione. Nessuno ha viaggiato quanto lui a Montecitorio: basti pensare che il valore medio delle missioni dei deputati si attesta al 12%.
Merlo nel 2017 ha fondato il Movimento associativo italiani all'estero (Maie), dopo aver promosso una scissione dalle Associazioni italiane in Sudamerica, nate nel 2006. Sigle che hanno sempre appoggiato la coalizione uscita vincitrice dalle urne. Tranne in un caso: quando a vincere fu Silvio Berlusconi. Il curriculum legislativo di Merlo non è da buttar via: come primo firmatario, ha presentato 17 proposte di legge. Ma 16 non hanno ancora iniziato l'esame. Tra queste, le «Disposizioni per il controllo della genuinità delle acque minerali» e l'istituzione di «un assegno di solidarietà in favore di cittadini italiani residenti all'estero in condizioni socio-economiche disagiate». Una sorta di reddito di cittadinanza per gli italiani oltre confine.
Quanto a proposte di legge presentate, il più attivo è Mario Borghese, il deputato classe 1981 eletto per la prima volta nella ripartizione America meridionale con 14.300 preferenze: sono 21 gli articolati depositati alla Camera come primo firmatario. Viceversa quello che ne ha presentati di meno, appena tre, è Guglielmo Picchi, eletto per la terza volta - con l'allora PdL, adesso siede tra i banchi della Lega - con oltre 20mila preferenze. Dall'inizio della legislatura, Picchi ha partorito un disegno di legge per abolire l'Ordine dei giornalisti; uno per la «promozione, il sostegno e la valorizzazione delle associazioni e delle manifestazioni di rievocazione storica»; il terzo per la modifica al Codice della proprietà industriale. Appena meglio di Picchi ha fatto Francesca La Marca: quattro proposte di legge portano in calce la sua firma. Due testi si occupano dello stesso argomento, il «riacquisto della cittadinanza da parte delle donne che l'hanno perduta a seguito del matrimonio con uno straniero» (poi approvato in testo unificato nel 2015); gli altri chiedono l'istituzione della «Giornata nazionale degli italiani nel mondo» e «la gratuità delle prestazioni ospedaliere urgenti in favore dei cittadini residenti all'estero, temporaneamente presenti in Italia».
Tra i sei senatori eletti nelle varie circoscrizioni estere, quattro di certo non hanno lasciato, almeno per adesso, ricordi indelebili tra i colleghi. Francesco Giacobbe, per esempio, in oltre quattro anni di legislatura ha presentato, come primo firmatario, appena un disegno di legge. Per modificare le «norme sulla cittadinanza», riconoscendola «ai figli di stranieri regolarmente soggiornanti nati in Italia». Lo stesso ha fatto il suo collega, pure lui del Pd, Renato Guerino Turano. L'imprenditore residente a Chicago si è fatto notare, in questa legislatura, per una proposta che «disciplina per l'elezione del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati». Obiettivo: il superamento delle «liste bloccate», l'introduzione del voto di preferenza e il divieto di candidature plurime. Banale: la legge elettorale non è forse la specialità degli azzeccagarbugli nostrani?
Appena migliore il bilancio di Claudio Zin e Claudio Micheloni. Dal 2013 ad oggi il primo, medico nato a Bolzano, ma residente a Buenos Aires, ha depositato due disegni di legge. Entrambi dedicati al tema della cittadinanza. Quanto a Micheloni, tecnico edile residente in Svizzera, i provvedimenti sono quattro, tra cui spicca quello per modificare l'articolo 38 della Costituzione «in materia di pensioni di vecchiaia». Sette righe per stabilire che «ogni cittadino, raggiunti i limiti anagrafici minimi per il trattamento pensionistico, e sprovvisto dei mezzi necessari alle esigenze di vita, ha diritto ad un trattamento pensionistico». Fa decisamente gara a sé Aldo Di Biagio, forte dei 29 testi presentati che ne fanno uno dei senatori più produttivi. Ma il romano Di Biagio, residente a Zagabria ed eletto a Palazzo Madama con Scelta civica, è alla sua seconda legislatura: in quella precedente è stato deputato, sempre in quota estero, per Futuro e Libertà, il partito di Gianfranco Fini. E nel suo curriculum, dal 2001 al 2005, c'è anche l'incarico di Capo ufficio relazioni internazionali dell' allora ministro delle Politiche agricole, Gianni Alemanno. Insomma, Di Biagio mastica pane e politica, romana, da oltre 15 anni.

di Tommaso Montesano

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