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venerdì 15 settembre 2017

La "logica" dei COMUNISTI.

Targa per Giuseppina Ghersi, la ragazzina violentata e uccisa dai partigiani: scoppia la polemica


A Noli, in Liguria, l’Iniziativa di un consigliere di centro destra. L’Anpi insorge: era fascista


La tomba di Giuseppina Ghersi
La tomba di Giuseppina Ghersi
I conti con la storia non sono ancora finiti a Noli. Fa discutere l’iniziativa di un consigliere comunale di centrodestra di ricordare una ragazzina violentata e uccisa dai partigiani con una targa nella piazza dedicata ai fratelli Rossetti. La storia di Giuseppina Ghersi, tredicenne di Savona uccisa pochi giorni dopo la liberazione, torna di attualità fra le polemiche, come scrive il Secolo XIX. A proporre la targa, che sarà inaugurata il 30 settembre, Enrico Pollero, di centrodestra e con un padre partigiano che, ricorda «è stato in montagna per diciotto mesi». «Ma dopo aver letto la storia di Giuseppina Ghersi ho pensato che bisognava fare qualche cosa per ricordare una bambina di 13 anni uccisa senza motivo». «Per ricordare lei, non chi ha combattuto dalla parte sbagliata» spiega il consigliere secondo il quale però «dall’altra parte non c’erano solo criminali e disgraziati».
Una foto di Giuseppina Ghersi
Una foto di Giuseppina Ghersi
Pollero punta ad una «vera riappacificazione» sostenuto dal sindaco della cittadina del ponente ligure, medaglia d’oro della resistenza. L’associazione partigiani è insorta. «Siamo assolutamente contrari. Giuseppina Ghersi era una fascista. Protesteremo col Comune di Noli e con la prefettura» dice Samuele Rago, presidente provinciale dell’Anpi. «Eravamo alla fine della guerra , è ovvio che ci fossero condizioni che oggi possono sembrare incomprensibili», sostiene. Parole dalle quali prende le distanze Bruno Spagnoletti, dirigente Cgil in pensione. «Non riesco a capire come si possa giustificare l’esecuzione di una bambina di 13 anni», afferma.

mercoledì 13 settembre 2017

Al Giornalista Gianluigi Paragone ed altri. Eletti all'estero

L'articolo qui sotto l'ho scritto martedì 9 ottobre 2012.ma rimane attuale anche a settembre 2017. Dall'ora sono trascorsi altri 5 anni: totale 12.
Domandiamo ai 18 "magnifici" cosa hanno ottenuto per noi italiani all'estero? Facciano un elenco delle cose FATTE non proposte. Ma senza che gli tremassero le mani mensilmente hanno incassato il MALLOPPO.
Il giornalista Gianluigi Paragone ed altri fanno di tutta l'erba un fascio confondono l'inutilita' dei 18 eletti all'estero con lo straordinario impulso economico e finanziario che hanno dato (e continuano a dare) gli EMIGRANTI italiani sin dal dopo-guerra. Con le loro rimesse hanno riempito letteralmente di soldi le banche che hanno potuto finanziare l'industria italiana tanto da raggiungere il Miracolo Economico.

Soltanto gli italiani all'estero (e nessuna altra organizzazione ad esempio l'ICE) hanno diffuso capillarmente e massicciamente in tutto il mondo il Made in Italy importando massicce quantita' di agro alimentare, scarpe, abbigliamento, auto, mobili, macchinari e molto altro.

Gianluigi Paragone informati, dovresti riconoscere che per fortuna ci siamo noi italiani all'estero che oltre a tenere alto il buon nome e l'onore dell'Italia (al contrario di voi in Italia che ogni giorno la denigrate declassandola) diamo sempre continuamente un forte e decisivo contributo all'economia italiana.
Giampiero Pallotta

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Errare humanum est, perseverare autem diabolicum. (Sbagliare e' umano, perseverare nell'errore e' diabolico)

Le elezioni del 2006 e del 2008, per eleggere 18 rappresentanti degli italiani residenti all’estero, sono state dei colossali“imbrogli” tanto che ancora ce ne vergogniamo.

Sono di dominio pubblico le“irregolarità” e le “truffe” perpetrate, basta ricordare Nicola Di Girolamo, selezionato da Marco Zacchera e confermato da Gianfranco Fini, eletto Senatore finito poi in galera. Ma avrebbero dovuto fargli compagnia molti altri, sia di destra che di sinistra.

Gli italiani nel mondo hanno sempre avuto il diritto di voto, soltanto che per esercitarlo dovevano ritornare in Patria per votare nel seggio della loro ultima residenza.
Dal 1994 al 2001 corrispondevo frequentemente via fax con Mirko Tremaglia. Quando gli scrissi che le circoscrizioni estere non erano necessarie e che sarebbe stato piu’ che sufficiente potere votare per posta, come accade in molte altre nazioni, la corrispondenza s’interruppe.

Se prima dell’approvazione della legge Tremaglia (n.459 del 27 dicembre 2001) ogni “teoria” a favore o contraria era valida, dopo averla sperimentata, per ben sette anni, sappiamo per certo che e’ “assurda” ed e’ un grosso sperpero di denaro pubblico.
I 18 parlamentari costano oltre 3milioni e 400mila euro all’anno. Fece grande scalpore la frase di Bobo Craxi che senza mezzi termini disse che:“gli eletti all’estero non contano un c….”. Senza dubbio una frase volgare, ma e’ l’assoluta verità. Nella vita contano i fatti. Chi ricorda cosa hanno realizzato di positivo i 18 eletti all’estero (12 deputati e 6 senatori)? Zero assoluto..
Non facciamo gli “struzzi”. Nelle due precedenti elezioni hanno votato soltanto il 39% degli aventi diritto, il che significa che il 61%, cioè la stragrande maggioranza, se ne ‘frega” di partecipare alla “farsa” che premia soltanto 18 persone che, come abbiamo toccato con mano, non servono a “niente”.

Sbagliare e’ umano, perseverare nell’errore e’ “diabolico”.
Sicuramente l’intenzione di Tremaglia andava oltre al solo diritto di voto, voleva anche che la sua legge permettesse l’applicazione dell’art.35 della Costituzione:
“La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro. Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell’interesse generale, e tutela il lavoro italiano all’estero, promuovendo e favorendo gli accordi con le organizzazioni internazionali per salvaguardare i diritti dei lavoratori italiani”.

Ebbene, nessuno dei 18 eletti all’estero mai si e’ interessato di applicare questo articolo.

Da sempre, ma anche tutt’oggi, gli italiani che emigrano non vengono “tutelati da nessuno.
Tutelare chi emigra e’ senz’altro “interesse nazionale” e, quindi, un preciso “obbligo” per gli eletti all’estero. Nelle due precedenti elezioni, sia chi e’ risultato eletto e sia chi era negli elenchi dei candidati, “rarissime” erano le persone con i requisiti necessari per mettere piede in Parlamento. Ma anche se fossero state persone “idonee”, di destra e di sinistra ed unite tra loro, quanto avrebbero contato? Esattamente come pensava Bobo Craxi.
Nonostante tutto questo ci sono ancora molti, pur non avendo i requisiti necessari e neppure la “competenza”, che venderebbero l’anima al diavolo per farsi candidare, per tentare la fortuna di essere eletti quando sanno che non potranno mai “mantenere” gli impegni che prenderanno con gli elettori.
Perche’ allora “fremono” per “acchiappare”la poltrona? Per potere esibire il “biglietto da visita” di Onorevole o di Senatore (e percepire i relativi “appannaggi”)

Questo e’ il massimo per loro.

Prevale l’interesse personale e l’appagamento della loro smisurata “vanagloria”.

Non gli passa neppure per la “capa” che la politica “esclusivamente” e’ "servizio” alla collettività".